Droga e telefonini scoperti e sequestrati dalla Polizia Penitenziaria nell’istituto di detenzione per minori ‘Fornelli’ di Bari. La denuncia è del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria. Una struttura che “sembra una babele – sostiene il Sappe – per l’elevato numero di frequentatori che sono molti di più dei ristretti, a partire dagli assistenti sociali, educatori, cooperative sociali, volontari, senza dimenticare i familiari dei detenuti che con ogni stratagemma machiavellico, cercano di far entrare all’interno materiale proibito. Tutta gente – continua – che si impegna senza grossi risultati, considerato che poi la stragrande maggioranza di questi ristretti li ritroviamo qualche tempo, detenuti a pochi metri dal Fornelli e cioè in Corso De Gasperi, praticamente alle spalle, oppure in una delle 200 carceri italiane. Tutto ciò, non sempre consente, nonostante la grande preparazione e professionalità dei poliziotti in servizio presso il Fornelli, di controllare in maniera capillare tutto e tutti, anche a causa del ridotto organico”. “La notizia l’abbiamo avuta oggi – riferisce il sindacato – ma si riferisce a qualche giorno fa: il personale di polizia penitenziaria, a seguito di una serie controlli più stringenti effettuati all’interno delle sezioni detentive teso a contrastare l’ingresso di materiale proibito, con grande professionalità ed abilità, coordinato dai vertici dell’Istituto, è riuscito a sequestrare importanti quantitativi di sostanze stupefacenti, nonché dei telefonini provvisti di scheda telefonica. Tale materiale aveva eluso i rigidi controlli poiché ben mimetizzato in scarpe appositamente preparate che venivano consegnate attraverso i colloqui dai familiari dei ristretti ‘guai a chiamarli detenuti'”. I telefonini sequestrati (tre) sarebbero serviti “per comunicare all’esterno, ed in alcuni casi dare anche ordini per la preparazione di atti delinquenziali. Ci è stato poi riferito – afferma Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe – che i telefonini sequestrati erano in uso a ristretti di origine barese e napoletana che non sembrano proprio essere quegli angioletti che, delle leggi di varie decine di anni fa, continuano a dipingere in maniera errata. Oggi tali ragazzi per certi versi sono molto più pericolosi degli adulti poiché non si fanno certo intimidire, per cui per raggiungere il loro scopo sono pronti a commettere atti di efferata violenza e gravità inaudita, senza alcuno scrupolo o pietà. E’ ora di smetterla – continua – con un buonismo applicato a prescindere, senza tenere in considerazione anche i diritti delle persone offese, preoccupandosi esclusivamente di tutelare persone che delinquono e che non sono certo interessati, per la maggior parte, a rimettersi in carreggiata nella lunga strada della vita”. Il Sappe esprime “tutta la propria soddisfazione per l’operazione pienamente riuscita, grazie esclusivamente all’intuito, alla professionalità ed abnegazione del personale di polizia penitenziaria in servizio presso il carcere minorile di Bari, a partire dagli agenti, sovrintendenti, ispettori per finire ai vertici dell’Istituto”. Proprio per questo chiederà il Sappe ai vertici della Giustizia Minorile di manifestare il proprio apprezzamento ”per l’ottima operazione compiuta attraverso un ricompensa tangibile”.
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