Un ‘compromesso’ immobiliare nato male, la realizzazione di due abbaini in più rispetto alla futura realizzazione dell’edificio, una causa civile e cinque imputati accusati in concorso di abuso edilizio, reato che molto probabilmente sarà già prescritto prima della fine del processo. Sono gli ingredienti di una lunga storia di burocratico-legale che si protrae da dieci anni nella piccola frazione di Carano di Sessa Aurunca con protagonisti l’acquirente di una delle unità abitative da realizzare, il proprietario, il direttore dei lavori, il titolare di un’impresa e il responsabile del cantiere. La causa penale, fissata per fine anno davanti al giudice monocratico Giorgio Pacelli del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, è nata da un accesso da parte della polizia municipale di Sessa Aurunca – scatenato dai primi diverbi tra proprietario e acquirente – che determinò l’apertura del fascicolo e un conseguente «ordine di abbattimento e ripristino dello stato dei luoghi». Nel frattempo, già nel 2012, sono sfilati alcuni testimoni nel procedimento civile incardinato davanti alla sezione distaccata di Carinola, nato da una citazione in cui l’acquirente contestava al proprietario, prima di formalizzare l’acquisto, gravi violazioni di carattere penale chiedendo la risoluzione del contratto e la restituzione doppia della caparra. Un atto giudiziario che spinge il proprietario a replicare a colpi di carta bollata, incarichi peritali e richieste di spiegazioni al direttore dei lavori. Da un lato c’è l’acquirente che dice di avere accettato su proposta del direttore dei lavori l’esecuzione abusiva dei due abbaini che lo stesso professionista avrebbe provveduto a sanare dopo l’acquisto; dall’altro c’è il direttore dei lavori che afferma di avere eseguito le modifiche abusive su richiesta dell’acquirente (da sanare successivamente con variante), circostanza sostenuta anche dal responsabile del cantiere. Fatto sta che, alla fine, si sono trovati tutti sotto processo l’acquirente; il proprietario l’architetto e direttore dei lavori, il titolare dell’impresa ed il figlio responsabile del cantiere. Tutti sono pronti a sostenere la propria difesa assistiti dagli avvocati Luigi Imperato, Ivan Flippelli, Domenico Schiavo e Gianluca Di Matteo. (f.t.)
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