Si è tolto la vita, impiccandosi nella sala del Reparto detentivo dell’Ospedale Molinette di Torino dov’era ricoverato. A riferire la notizia Vicente Santilli, segretario regionale per il Piemonte del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe. Secondo quanto riferisce Santilli, ieri il suicida “aveva partecipato alla normale attività e non aveva dato alcun segno di squilibrio: aveva fatto anche alcuni esami e consumato regolarmente il pasto serale. Verso le 20.40, però, all’atto della somministrazione della terapia serale, non rispondeva alle chiamate degli infermieri e si è scoperto che l’uomo si era stretto al collo un lenzuolo, occultando il tutto con una maglia”. “Questo nuovo drammatico suicido evidenzia come i problemi sociali e umani permangono nei penitenziari, lasciando isolato il personale di Polizia Penitenziaria (che purtroppo non ha potuto impedire il grave evento) a gestire queste situazioni di emergenza”, è stato il commento del sindacalista.Nel primi sei mesi dell’anno si sono registrati 5.157 atti di autolesionismo, 46 morti naturali, 24 suicidi e 585 tentati suicidi sventati dal Corpo di Polizia Penitenziaria. Sono stati 32 i tentativi di suicidio sventati in Piemonte in sei mesi. Secondo Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe commenta:”Il suicidio è spesso la causa più comune di morte nelle carceri. Gli istituti penitenziari hanno l’obbligo di preservare la salute e la sicurezza dei detenuti, e l’Italia è certamente all’avanguardia per quanto concerne la normativa finalizzata a prevenire questi gravi eventi critici. Ma il suicidio di un detenuto rappresenta un forte agente stressogeno per il personale di polizia e per gli altri detenuti. Per queste ragioni un programma di prevenzione del suicidio e l’organizzazione di un servizio d’intervento efficace sono misure utili non solo per i detenuti, ma anche per l’intero istituto dove questi vengono implementati”. L’auspicio è “che il nuovo ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ed il nuovo Capo dell’Amministrazione Penitenziaria Francesco Basentini si attivino concretamente per dare un netto cambio di passo sulle politiche penitenziarie del Paese. Nelle carceri c’è ancora tanto da fare: ma senza abbassare l’asticella della sicurezza e della vigilanza” si può “realizzare un percorso di vera rieducazione del reo”.
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