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Da Nola in Ucraina: la vita del soldato mercenario Antonio Cataldo a fianco dei combattenti al servizio di Putin

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Neonazisti e estremisti di sinistra insieme, fianco a fianco e armi in pugno. L’ideologia che accomuna gli opposti schieramenti porta a Donbass, in Ucraina, dove ex poliziotti ed ex carabinieri, ultra’ e simpatizzanti della Lega diventano contractor con i kalashnikov in mano per estirpare il ‘cancro americano’ nel nome della visione eurasiatica celebrata dal filosofo russo Alksandr Dugin, detto il ‘Rasputin’ di Putin. Tra le persone arrestate dai carabinieri del Ros di Genova, coordinati dal procuratore capo Francesco Cozzi e dal sostituto Federico Manotti della direzione distrettuale, cè anche sono Antonio Cataldo, operaio di 34 anni nativo di Nola, gia’ catturato in Libia nell’estate 2011 dalle forze di sicurezza dell’allora regime con due connazionali che lavoravano come contractor. Arrestato dai soldati del Rais, era stato poi liberato dalle carceri governative grazie ad un blitz delle milizie avverse al Colonnello libico. Nonostante la difficile esperienza in Libia quando nell’aprile del 2014, è scoppiato il conflitto nel Donbass, Cataldo ha subito cercato di ripartire per combattere. Tornava in Italia saltuariamente per reclutare altri combattenti su tutto il territorio nazionale, non solo in Campania. Spesso all’interno della rete di combattenti – la ricerca di nuovi soldati avveniva anche attraverso il web, come accade per gli jihadisti dell’Isis.Ieri insieme con Cataldo sono state arrestate altre due persone mentre per altre tre (irreperibili perche’ ancora impegnate sul fronte ucraino orientale) e’ scattato il mandato di arresto europeo, sette persone sono state perquisite. Un totale di 15 indagati, a vario titolo per associazione a delinquere, combattimento e reclutamento. In manette è finito anche Olsi Krutani, un albanese sedicente ex ufficiale delle aviotruppe russe, istruttore di arti marziali, operatore informatico e Vladimir Vrbitchii, detto ‘Parma’, operaio di origine moldava, aspirante legionario. La mente politica sarebbe, secondo gli investigatori, Krutani mentre il ‘braccio operativo’ e’ Andrea Palmeri, ex ultra’ di Lucca, estremista di destra. Le indagini sull’organizzazione di reclutamento di mercenari sono state avviate nel 2013 sull’area skinhead ligure. Il capo di Ligura Skin, Renato Zedde, e’ indagato insieme a altri 4 liguri per odio razziale nell’ambito di un’indagine su scritte neonaziste tracciate sui muri alla Spezia. Sono loro che hanno i contatti con uno degli indagati ma anche con Palmeri e che organizzano nel 2014 a Lavagna un incontro con Millennium Pec dove si parla appunto della situazione a Donbass. E’ proprio l’associazione Millennium, secondo gli inquirenti, che sarebbe dietro al reclutamento dei mercenari. Una organizzazione che raccoglie beni e medicinali da mandare in Ucraina ma che in realta’ cerca in Italia combattenti da mandare a Donbass. Chi finanzi Millennium e’ un mistero, ma gli inquirenti contano di poter fare luce attraverso l’analisi dei movimenti bancari. Ci sarebbero anche contatti con il sodalizio pro-russo Essenza del tempo, e con Alexey Milchakov, comandante neonazista dell’unita’ paramilitare Rusich. Secondo i militari del Ros, i combattenti avrebbero ricevuto soldi, dai 400 ai 2.000 euro. I sei hanno negato di avere ricevuto denaro ma nel corso delle interviste a trasmissioni televisive avrebbero parlato di rimborsi spese. Di soldi, gli indagati parlano anche al telefono: c’e’ chi si lamenta della paga troppo bassa, chi e’ contento di avere ricevuto gli arretrati. Prove che dimostrerebbero, appunto, che la guerra civile per cui hanno lasciato l’Italia non era stata dettata solo dall’ideologia.


Articolo pubblicato il giorno 2 Agosto 2018 - 09:03


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