Genova. Sale ancora e arriva oltre i 42 morti il bilancio delle vittime del crollo della campata centrale del ponte Morandi, a Genova. I vigili del fuoco hanno continuato a scavare per tutta la notte e hanno estratto finora dalle macerie 37 corpi. Altri cinque sono stati individuati ma non ancora recuperati. Tra le vittime accertate ci sono anche tre bambini.
Un crollo spaventoso a raccontarlo l’autore del video che ha filmato la seconda parte della caduta del ponte Morandi mentre si era affacciato alla finestra per riprendere la pioggia che cadeva incessante e mandare quelle immagini ai suoi genitori. Mai Davide Di Giorgio avrebbe immaginato di vedersi crollare davanti agli occhi, in un video diventato subito virale, quel ponte che per lui era parte di quel “paesaggio immobile” incorniciato dalla sua scrivania all’Ansaldo. E il suo “oh mio Dio” – che ha fatto il giro del mondo, con giornalisti dal Brasile a chiedergli interviste – “mi è uscito dal cuore”. “E per fortuna – trova la forza di alleggerire a fine giornata il 29enne tecnico informatico – non mi è uscito altro di bocca “. “Il video non è stato voluto – racconta Di Giorgio all’Ansa – Non mi ero accorto di quanto stava succedendo, stavo facendo questo video per la mia famiglia perchè scendeva il diluvio, poi il tempo di aprire la finestra e ho visto quello che stava succedendo: sembrava un film, non ci credevo, una cosa apocalittica. E’ impossibile che succeda una cosa così nella tua città, nel paesaggio fisso che vedi ogni giorno dalla finestra dell’azienda dove lavori, a 600 metri dal ponte”. “Le mie urla servivano anche ad attirare l’attenzione dei miei colleghi, tutto è durato una manciata di secondi, ma il boato – sottolinea – mi risuona ancora dentro”. Appena crollato il ponte “tutti abbiamo avuto paura che potesse retrocedere ancora, io ho provato a chiamare il 112. Ma le linee erano interrotte, così ho mandato il video ai miei su Whatsapp, poi siamo riusciti a chiamare parenti e amici per verificare che stessero bene”. Davide ha subito messo il video su Facebook e ha deciso di renderlo pubblico, “perchè non si specula sulle tragedie”. Poi lui e i suoi colleghi hanno atteso il momento giusto “per non essere d’intralcio ai soccorsi”, per tornare a casa. Un rientro difficile e amaro, ma con la speranza che “il mio video possa aiutare a capire cosa è successo e perchè”.
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