Castellammare di Stabia. “La presenza nostra vi eviterebbe di fare ammuina”: così Daniele Imparato, 25 anni appena, avvicinò i titolari della IGC Costruzioni di Cardito che si era aggiudicata l’appalto per la pavimentazione di Piazza Principe Umberto per imporre loro di lasciare il cantiere e affidare i lavori in sub appalto alla sua ditta. Inequivocabile per l’antimafia napoletana l’atteggiamento intimidatorio e camorristico di Imparato, finito nel carcere di Secondigliano, su disposizione del Gip Linda Comella del Tribunale di Napoli. E dietro la figura di Imparato l’ombra del clan D’Alessandro per i legami che l’indagato, arrestato per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, aveva con Antonio Rossetti, alias ‘o guappone, esponente di spicco della cosca di Scanzano. Gli inquirenti hanno ricostruito ciò che è accaduto a luglio dello scorso anno quando la ditta di Cardito iniziò i lavori di pavimentazione. La prima incursione di Imparato nel cantiere di Piazza Principe Umberto arrivò il 3 luglio quando il giovane poi arrestato avvicinò il fratello del titolare dell’impresa edile per dirgli di utilizzare i suoi mezzi e i suoi uomini per evitare di ‘fare ammuina’. Ma il titolare dell’impresa non volle ascoltare il ‘consiglio’ di affidare i lavori alla ditta stabiese e allora quattro giorni dopo un nuovo avvertimento. Una persona rimasta sconosciuta si recò sul cantiere e avvicinò un operaio al lavoro: “Siete scostumati iniziate i lavori senza chiedere il permesso”. Tre giorni dopo lo sconosciuto ritornò sul cantiere e presentò il conto: “Comunque mi devi dare il 3 per cento sull’importo dei lavori” e chiese un incontro con il titolare dell’impresa.
La tangente non è stata mai pagata, anzi. Dopo le prime richieste estorsive gli imprenditori edili di Cardito si sono rivolti alle forze dell’ordine denunciando quanto stava accadendo. Secondo il titolare della ditta, ascoltato poi dalle forze dell’ordine, già una settimana prima dell’aggiudicazione ufficiale – avvenuta a giugno del 2017 – era stato contattato da un tale Raffaele Gargiulo, anch’egli imprenditore, conosciuto tempo prima perchè voleva che facesse parte del consorzio Eragon da lui presieduto, il quale lo avvisava che sarebbe stato il vincitore dell’appalto. In quell’occasione Gargiulo aveva suggerito al collega che avrebbe potuto prendere contatti con una persona del posto che aveva mezzi meccanici e materiali e poteva aiutarlo a concludere i lavori in poco tempo. Quella persona era Imparato. Ma ottenuto l’appalto e iniziati i lavori, il 25enne pretendeva di sostituirsi completamente all’impresa aggiudicataria piuttosto che fornire solo materiali e mezzi. In effetti era stato contattato inizialmente dall’impresa aggiudicataria per la fornitura di materiali ma Imparato precipitatosi sul cantiere con un’altra persona voleva imporre solo la sua ditta.
Nel corso delle indagini gli inquirenti hanno riscontrato il racconto delle vittime ed hanno effettuato alcune indagini tecniche, sul cellulare di Imparato, dalle quali sono emersi i suoi rapporti con Antonio Rossetti, alias ‘o guappone, elemento di spicco del clan d’Alessandro. Proprio quest’ultimo potrebbe essere l’uomo che accompagnava Imparato sul cantiere di Piazza Principe Umberto tenendosi in disparte. Ma questi approfondimenti investigativi non hanno dato riscontro. Daniele Imparato è finito stamane nel carcere di Secondigliano, nei prossimi giorni sarà interrogato dal Gip Comella che ha emesso un’ordinanza a suo carico.
Rosaria Federico
Articolo pubblicato il giorno 17 Agosto 2018 - 22:01