Vittima di odio razziale è un ragazzino di undici anni, maltrattato dal patrigno, un uomo di quarantatrè anni di Battipaglia che lo umiliava e offendeva per le sue origini magrebine. Veniva lasciato da solo in casa per ore fin da piccolo. Ma alcuni mesi fa, grazie alla segnalazione del padre naturale, questa drammatica storia familiare è arrivata in Procura.
Sul caso di violenza e razzismo ai danni di un bambino succube da quando ne aveva otto, ora indaga anche la Procura minorile oltre che quella ordinaria e gli eventuali provvedimenti sarebbero anche a carico della madre del ragazzino, finita anch’ella sotto accusa. Il sostituto procuratore, Roberto Penna, emette due avvisi di garanzia per entrambi gli indagati che avevano la custodia del minore.Sono accusati entrambi di abbandono anche se la posizione dell’uomo è più complessa in quanto risponde anche di maltrattamenti, minacce e tentate lesioni. I fatti si riferiscono al periodo che va dal 2015 al 2018, periodo durante il quale il patrigno si rivolgeva a lui chiamandolo “asino marocchino” e tentantando di impedire i rapporti tra il bambino e il padre naturale per motivi di puro razzismo. La situazione è precipitata quando lo scorso 29 marzo, il padre naturale – presenatosi a Capaccio per vedere il figlio – è stato aggredito dal quarantatreenne. Da qui le indagini che hanno portato alla luce il calvario che ha vissuto il minore. Chiuse le indagini a carico dei due indagati, ora potranno presentarsi davanti al magistrato per chiedere di essere sottoposti a interrogatorio. Presto potrebbero richiedere il rinvio a giudizio per approdare in tribunale. Sul fronte penale quindi, la vicenda è ad una svolta con l’avviso di conclusione dele indagini preliminari. Il tribunale per i minori invece, sta vagliando la posizione della madre che, per anni, avrebbe abbandonato il bambino in casa da solo incurante dei pericoli a cui era esposto.
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