“Napoli e’ anarchica ma non rivoluzionaria, non e’ una citta’ ribelle, si adatta alle condizioni di vita” dice in un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Ansa Francesco Patierno che nella selezione Ufficiale della Mostra del cinema di Venezia (29 agosto – 8 settembre) porta il documentario Camorra con la voce narrante e le musiche di Meg dei 99 Posse. E’ un film di solo archivio Rai Teche, prodotto da Todos Contentos Y Yo Tambien Napoli con Rai Cinema, “selezionando immagini da oltre 100 ore di materiale, recuperando anche cose mai viste prima, come le immagini girate all’interno dei ‘bassi’, incuriosito dai registri in cui sono annotati i materiali a disposizione”. Patierno, da autore di rango (sin dall’esordio pluripremiato di Pater Familias) cui piace il linguaggio del documentario (La guerra dei vulcani sul triangolo Rossellini, Bergman, Magnani, Diva!del 2017) prosegue la lettura della sua citta’, storica e sociale insieme, che aveva cominciato in Naples ’44 sull’occupazione alleata. In Camorra “racconto la Napoli tra il 1960 e il 1990 e lo sviluppo della criminalita’ organizzata senza esaltazioni, fascinazioni di sorta, ne’ ideologie, ne’ moralismi semmai con uno sguardo pietoso tutto documentato dalle immagini delle Teche Rai e dalle interviste sul campo dei giornalisti Rai, usate come strumento emotivo il piu’ onesto possibile. Una camorra prima di Gomorra”. Il film in questo senso risulta una sorta di omaggio a cronisti come Joe Marrazzo e Luigi Necco, Gianni Bisiach e a programmi storici come Az, un fatto come e perche’ e Telefono Giallo. L’anno di svolta fu il 1960, ci racconta Patierno che lo ha scritto con Isaia Sales, “quando boss mafiosi vennero mandati nelle carceri campane. Li’ la camorra, fino ad allora malavita di campagna, di territorio, senza struttura, senza cupole viene contaminata e assorbe i codici mafiosi, lascia la ‘guapponeria’ al teatro e fa il salto di qualita’ con contrabbando di sigarette e di droga come esplicitamente un camorrista spiega alle telecamere Rai nel cimitero delle Fontanelle, luogo di riunioni oggi recuperato”. I ragazzini della Paranza (gia’ si chiamava cosi’ negli anni ’60 e ’70) cominciano da piccoli ad arrangiarsi con rapine, spacci ad adattarsi ad una vita che sembra definita, mamme con dozzine di figli, bocche da sfamare, condizioni igieniche fuori controllo. “Uno status quo quasi passivo in cui un sindaco come Valenzi – spiega Patierno citando immagini del documentario – avvalla il contrabbando di sigarette per le strade della citta’, come mezzo di sostegno per due – tre mila famiglie e quindi per l’economia cittadina”. Altri due i fatti di cronaca che segnano svolte: l’avvento di Cutolo che si oppone alla mafia con la Nuova Camorra Organizzata che dava ‘dignita” ai piccoli camorristi (con brani della storica intervista di Marrazzo dietro le sbarre con quella lucida pazzia da leader) e soprattutto il sequestro dell’assessore Ciro Cirillo da parte delle Brigate Rosse con una trattativa che vede coinvolti servizi segreti, istituzioni e camorra. Oltre alla devastazione del terremoto del 1980. “Non ci sono sparatorie, e’ un film duro ma senza sangue, solo mostra come si e’ vissuto, quali contrasti sociali, quale unicita’ ha sempre avuto questa citta'”, conclude Patierno. E oggi? “sono fiducioso, Napoli sta cambiando, a cominciare dalla gestione legale e sana economicamente della squadra di calcio gestita da Aurelio De Laurentiis. Noto che sta cambiando la mentalita’, diventata attrattiva per i turisti che incontri nei vicoli dove hanno aperto ristoranti e alberghi stellati: la legalita’ porta soldi, risana”.
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