Il quinti anniversario dall’incidente sara’ celebrato tra due settimane, ma la sentenza per il processo arrivera’ a dicembre prossimo. I familiari delle 40 vittime dell’incidente del 28 luglio 2013 anche nel’udienza di oggi di fronte al tribunale di Avellino hanno chiesto a gran voce di fare giustizia, sopratutto al termine delle testimonianze di due superstiti, Pastorina De Felice e Annalisa Caiazzo, richiamate dal pm per ricostruire gli ultimi istanti del viaggio a bordo di un bus turistico precipitato poi dal viadotto autostradale Acqualonga della A16 Napoli-Canosa nel territorio di Monteforte Irpino da oltre 23 metri di altezza. “Abbiamo chiesto all’autista di buttarsi sulle macchine dell’altra corsia – ricorda Annalisa Caiazzo – lo so, che puo’ sembrare egoistico, ma dall’altro lato c’era lo strapiombo e noi volevamo solo salvarci”. Pastorina De Felice ricorda come sia stato il marito a proteggerla con il suo corpo, facendole da scudo e morendo nel volo dal viadotto. “Il bus andava sempre sulla corsia di destra – ricostruisce l’anziana di Pozzuoli che partecipo’ alla gita organizzata per un soggiorno a Telese Terme e una visita a Pietrelcina – abbiamo chiamato l’autista Ciro Lametta, ma non rispondeva. Aveva un braccio penzolante e forse la testa reclinata. Poi siamo precipitati”. Il giudice ha poi fissato le udienze per settembre , quando sarà ascoltato il perito nominato dal giudice che potrebbe chiarire aspetti della dinamica e delle responsabilità non esauriti dalle altre perizie. Quindici gli imputati a vario titolo per omicidio colposo plurimo, disastro colposo, falso e omissioni. Tra questi il proprietario dell’agenzia che noleggio il bus Gennaro Lametta, due funzionari della motorizzazione civile di Napoli che avrebbero falsificato la revisione del bus gravemente compromesso, e funzionari e dirigenti di Autostrade per l’Italia.
Articolo pubblicato il giorno 13 Luglio 2018 - 17:46