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Un percorso di conoscenza della storia dell’antica Stabiae attraverso le testimonianze lasciateci dai ritrovamenti dalla necropoli di Madonna delle Grazie, con le sue numerose sepolture e dal santuario extraurbano in localita’ Privati connesso, come rivelano i reperti votivi rinvenuti, al mondo femminile, alla protezione della fertilita’ e delle nascite. Due contesti di grande importanza per la ricostruzione delle dinamiche insediative del territorio stabiano e per le sue vicende storiche in epoca preromana. La necropoli di Madonna delle Grazie, con circa 300 tombe distribuite su un’area di circa 15.000 mq, datate tra la seconda meta’ del VII sec. a.C. e la fine del III sec. a.C., testimonia della piu’ antica occupazione stabile del territorio e rappresenta dunque una fonte preziosa di informazione sugli abitanti degli antichi centri che circondavano Pompei. Il luogo di culto in localita’ Privati documenta invece un aspetto inedito della storia di Stabiae e cioe’ la presenza di un santuario extra-urbano nella seconda meta’ del IV sec. a.C. Il deposito votivo, su una terrazza dei Monti Lattari digradante panoramicamente verso il golfo di Stabiae, segnava anticamente il confine meridionale del territorio stabiano, in una strategica posizione di controllo del percorso che collegava la valle del Sarno e l’area sorrentino-amalfitana.
Al centro della terrazza fu individuata una grande fossa con materiale votivo, spesso frammentato intenzionalmente prima di essere depositato, frammisto a terreno bruciato e a offerte di ossa animali. I diversi tipi ex-voto, dalla ceramica alle terrecotte votive alle antefisse, segnalano il forte legame della divinita’ con la sfera femminile e inseriscono il santuario in una rete di luoghi di culto che costellavano la Penisola sorrentina, dal tempio dorico di Pompei all’Athenaion di Punta della Campanella. Tombe a fossa, a cassa litica o coperte con tegole sono i tipi di sepolture documentati nella necropoli di Madonna delle Grazie. Gli oggetti in mostra delineano l’identita’ del defunto e attestano l’adozione di forme di consumo del vino legate al mondo greco ed etrusco. I reperti testimoniano, inoltre, la presenza in Campania di nuove genti come gli Etruschi che, tra la fine del VII e gli inizi del VI sec. a.C., innescano profonde trasformazioni negli assetti territoriali e nelle dinamiche insediative. In questo periodo, sollecitati anche dall’arrivo di genti straniere, le popolazioni locali delle aree piu’ interne della piana del Sarno e dei Monti Lattari si spinsero infatti fino al golfo di Napoli e si aprirono a nuovi contatti. La necropoli di Madonna delle Grazie ci racconta questa complessa fase di trasformazione.


Articolo pubblicato il giorno 31 Luglio 2018 - 14:18

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