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Pizzo dei frutti di mare ai ristoratori di Pozzuoli: condanna bis per il genero del boss

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Pizzo al ristoratore di Pozzuoli attraverso l’acquisto di frutti di mare e per questo che è stato condannato anche in Appello, Gennaro Amirante detto scimità. Il 39 enne genero del boss Gennaro Longobardi, ha avuto un piccola riduzione di pena a  6 anni e 4 mesi rispetto agli otto anni del primo grado. Il suocero invece era stato condannato, nelle scorse settimane a 13 anni e 4 mesi e attende pure lui il secondo grado. La sentenza è stata emessa al termine del processo con rito abbreviato. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti che il 6 aprile dello scorso anno eseguirono un’ordinanza di custodia cautelare a carico dei due il ristoratore avrebbe dovuto versare 1.500 euro al mese nelle casse del clan comprando a prezzi fuori mercato i frutti di mare. Giuseppe Bruno, noto ristoratore di Pozzuoli, però denunciò il tentativo di estorsione e i due finirono in manette. Amirante era stato condannato a 8 anni di reclusione, con rito abbreviato, nel quale gli era stata contestata l’aggravante di aver agito con metodo mafioso. Le indagini, condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo di Napoli e della Compagnia di Pozzuoli, avevano portato alla luce la particolare forma di estorsione, il boss chiedeva il pizzo attraverso l’acquisto di frutti mare da parte del genero e l’imprenditore sarebbe stato costretto ad acquistarne per un valore di 1.500 euro al mese, una “spesa” giudicata eccessiva per l’imprenditore. Gennaro Longobardi era uscito dal carcere a maggio del 2017, dopo aver trascorso 13 anni in cella in regime di «41 bis». Amirante è stato raggiunto in carcere lo scorso anno da una seconda ordinanza per la rapina ad una autotrasportatore compiuta insieme con il cognato salvatore Carullo che finì ai domiciliari per questa accusa i due attendono il processo.

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Articolo pubblicato il giorno 4 Luglio 2018 - 07:17
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