Napoli. Il cibo e la cultura culinaria partenopea come centro di aggregazione. Aprirà domani a Scampia il primo ristorante sociale del quartiere. Un punto di aggregazione all’ombra delle Vele che a stretto giro dovrebbero essere demolite. L’intento, oltre a quello di alleviare la fame, è quello di fronteggiare le piaghe sociali di un quartiere dalle numerose potenzialità in una struttura di oltre 2mila metri quadri nei pressi della Vela Rossa, un’area nella quale prima era collocato il mercato rionale di Scampia. “La struttura, quando abbiamo messo piede, era ridotta in stato pietoso. Pian piano stiamo ristrutturando a nostre spese. Abbiamo chiesto un contributo per i lavori al comune ma hanno fatto orecchie da mercante – dice Pasquale Chiappetti – Noi però andiamo avanti, cercando di portare avanti la nostra scommessa. Abbiamo una cucina industriale utilizzata fino a qualche mese fa da una ditta che faceva la refezione per le scuole. Adesso siamo in trattativa con un’altra impresa: una nuova concessione ci aiuterebbe a sostenere le spese. Inoltre, funzioniamo come mensa aziendale, anche da asporto. Al tempo stesso, facciamo il banco alimentare per duecento famiglie. A settembre apriremo al pubblico come pizzeria, braceria e ristorante”. Aiutare e aiutarsi, è questo lo spirito che domani vedrà aprire il ristorante sociale con il sostegno dell’ associazione Abili Oltre, della Fondazione ‘A Voce d”e criature, Stefano Jovele e Camminare insieme ed il Centro Mamu. “Offriamo una cena completa al prezzo simbolico di un euro – dice Pino Catuogno, chef e presidente dell’associazione Le Vele – Un esperimento che per ora verrà riproposto una volta al mese. In ogni appuntamento celebreremo un prodotto di eccellenza della cucina mediterranea. Domani, dai fusilli alle polpette, sarà protagonista il pomodoro. Con un gruppo di volontari abbiamo pensato di costituire un’associazione che avesse come oggetto il tema del cibo, grande occasione di aggregazione. Organizzeremo eventi enogastronomici e ci impegneremo nella diffusione dei principi per una corretta alimentazione. Ma offriremo anche prodotti a chilometro zero con gli orti urbani, produrremo marmellate e confetture, lavoreremo con la ristorazione sociale. Modi per autosostenerci e per insegnare un mestiere ai ragazzi del quartiere, coinvolgendo anche i migranti”.
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