È da qualche giorno online il videoclip del singolo dei Bata’ Ngoma “Batà Ngoma y allego”, estratto dall’album “Dont’s stress”, dal sound immerso nell’atmosfera di un’estate pronta ad esplodere. Un abbraccio virtuale tra Napoli e Cuba, il brano ha visto la collaborazione con Javier Pina Marquez, cantante degli Abbilona, Los Chinitos e la tromba di Gianfranco Campagnoli. In questo brano, si sono fuse le radici musicali di Paolo Bata’ con i ritmi incalzanti della rumba. Un angolo di Cuba da ascoltare sotto il sole di Napoli. Paolo Batà Bianconini, percussionista e cantante di consolidata esperienza, si è raccontato in un’intervista dove ci ha raccontato maggiormente del brano, dell’album e dei suoi prossimi progetti.
D: È da qualche giorno online il singolo “Batà Ngoma ya llego”, estratto dall’album “Don’t stress”. Qual è il percorso che ha portato alla nascita di questo brano?
R: Ci sono voluti due anni e mezzo per portare a termine il lavoro discografico Don’t Stress, il secondo della band e, se così si può dire , è stato un disco a domicilio. Tutto ha avuto inizio in una villa di Varcaturo fittata per un mese dove abbiamo fatto le prime riprese di batteria, basso, chitarra e tastiere. Quando la struttura dei brani iniziava a prendere forma siamo andati a casa dei nostri ospiti per registrarli nel loro “Habitat musicale”. Quindi Dj Spike ed io, che ha registrato missato e masterizzato il disco, siamo andati in giro per la Campania a trovare i nostri amici che hanno collaborato al disco: Gianfranco Campagnoli, Lino Pariota ed altri che con amore hanno offerto la loro esperienza al progetto. Nel gennaio 2017 abbiamo portato a Cuba la canzone Batà Ngoma ya llegò della quale è appena uscito il video e lì negli studi del Vedado, Habana, abbiamo registrato la voce di Javier Pina Marquez e alcune percussioni con Los Chinitos. Non contenti siamo volati a Berlino e lì registrato la voce di German Crespo Zurita nell’ultima traccia dell’album.
D: Ci parli dell’album “Don’t stress”? Quale canzone meglio ti rappresenta?
R: L’album ha tante sfaccettature come un po’ la stessa vita, quella che vivo almeno. Non è facile descrivere il genere del Batà Ngoma perchè abbiamo differenti mood, ma a noi piace descriverlo afroreggaebeat. Don’t stress è un chiaro invito a non angosciarsi per cose inutili e cercare di riportare un poco lo sguardo sulle cose vere della vita, quelle poche cose davvero essenziali e che ci dovrebbero far gioire giorno dopo giorno immersi in un mondo vorticoso e competitivo. Un tema molto presente nell’album e che ci sta molto a cuore è l’annullamento delle differenze religiose e culturali o al contrario l’amplificazione di esse. Cioè dire siamo tutti uguali è un’atrocità in realtà siamo tutti diversi e proprio questo è il bello perchè possiamo imparare tanto dagli altri. A Cuba si dice che il sapere “estas repartido”, non è nelle mani di uno solo e solo l’unione fa la forza.
La canzone che più sento è Darlin poiché parla di un esperienza di vita vissuta molto forte ed è sempre una grande emozione cantarla, tanto che non sempre è in scaletta.
D: Un ponte tra Napoli e Cuba in “Batà Ngoma y allego”, dovuto anche ad una similarità delle melodie e collaborazione tra voi e Javier Pina Marquez e Ganfranco Campagnoli. Cosa vuole rappresentare questo brano?
R: Questo brano è nato come sigla della band ed è infatti stato suonato live per un bel po’ prima poi di decidere di inciderlo. “Batà Ngoma ya llegò” vuol dire in effetti che il Batà Ngoma è arrivato e porta con se tanto achè (l’energia vitale nella santeria cubana). Si tratta di un omaggio a Yemaya la Madre Universale, il mare, l’amore incondizionato. Il brano si apre con un rezo alla divinità cioè la sua “preghiera” principale e si conclude con l’Omolode, canto in cui Yemaya placa l’ira del figlio Ochosi che stava lanciando frecce alla rinfusa uccidendo gli abitanti della terra, innalzando le onde del mare fino a sovrastarle.
D: Del viaggio a Cuba, cosa ti sei portato a livello artistico e personale?
R: Quasi ogni due anni vado a Cuba, in particolare a San Miguel del Padron dove c’è la mia famiglia santorale e dove c’è il Tambor a cui sono giurato Aña Bolade. Lì ho davvero una seconda famiglia che mi accoglie e con la quale partecipo alle cerimonie di Santeria o di Palo Monte o ai Cajon spirituali che sono le manifestazioni religiose principali sull’isola.
A Cuba si respira un aria mistica e l’arte è dovunque e porterò sempre con me le informazioni che ho accolto nel corso degli anni. Lì ho compreso la funzione che ha la musica e che il musicista non è altro che un canale attraverso il quale essa si esprime. Il musicista o lo sciamano ha quindi il dovere di spogliarsi della propria personalità e mettersi totalmente al servizio della musica che è di tutti e non appartiene a nessuno.
D: Quali sono i tuoi prossimi progetti futuri?
R: Non riesco a stare fermo per molto tempo infatti parallelamente al Batà Ngoma porto avanti da diversi anni anche il Batalab che è un gruppo di ricerca e studio della cultura afrocubana che andrà sempre avanti e con cui abbiamo realizzato moltissimi eventi culturali ed invitato personalita del folklore afrocubano. Stiamo già lavorando al nuovo disco con entusiasmo e ispirazione e a settembre uscirà un libro didattico sui tamburi Batà a cui sto lavorando da diversi anni.
Giovanni Iodice
Articolo pubblicato il giorno 20 Luglio 2018 - 17:10