Sergio Marchionne sarebbe ricoverato nel reparto di terapia intensiva della clinica di Zurigo “Universitatsspital” e le sue condizioni definite gia’ da ieri molto gravi, sarebbero irreversibili. Notizie queste che non sono pero’ confermate dall’azienda. Totale riserbo anche dalla direzione sanitaria della clinica dove Marchionne e’ ricoverato dal 28 giugno scorso per un intervento chirurgico alla spalla. Le testimonianze di chi ha conosciuto Sergio Marchionne, nel suo Abruzzo dove ha speso l’infanzia e l’adolescenza fino a 14 anni, lo dipingono come una persona che non ha dimenticato le sue origini. Lo afferma a chiare lettere Umberto Di Primio, sindaco di Chieti – dove ancora risiedono alcuni parenti del manager – che ricorda bene come l’inventore della Fca abbia dato da subito la sua disponibilita’ ad aiutare la citta’. Dello stesso tenore la testimonianza di Lanfranco Chiola, primo cittadino di Cugnoli e parente di Marchionne, piccolo centro in provincia di Pescara, di cui e’ originaria la famiglia Marchionne. “La nostra comunita’ e’ scossa”, ammette amareggiato. Il sindaco di Chieti parla con ammirazione di Sergio Marchionne. “L’ho incontrato due e anni e mezzo fa – racconta – eravamo a L’Aquila, e dopo pochi minuti gli ho chiesto se poteva fare qualcosa per lo sviluppo culturale di Chieti, la nostra citta’. A cominciare dal nostro teatro, magari coinvolgendo la Fondazione Agnelli. Lui, poco avvicinabile perche’ attorniato da un buon numero di addetti alla sicurezza, mi offri’ subito la sua disponibilita’, a condizione che l’incontro fosse molto ristretto, massimo 4 persone. A quel punto replicai che avremmo potuto fare una cenetta a casa mia. Lui rispose che andava bene, e questo mi stupi’ non poco”. “Marchionne – aggiunge Di Primio – quando andava nello stabilimento della Sevel, in Val di Sangro, dove si fa il Ducato, faceva spesso anche un salto qui a Chieti. Ma il suo rapporto con la citta’ e la sua provincia, dove ha ancora dei parenti, e’ sempre stato molto intenso, nonostante i suoi impegni di lavoro”. Poi parla della cittadinanza onoraria. “Pochi mesi fa abbiamo deciso di accelerare l’iter per concedergli questa onorificenza, che sara’ esaminata dal consiglio comunale a settembre. In realta’ questa e’ una proposta gia’ pronta da tempo: pensavamo di farla gia’ due anni e mezzo fa, ma poi il suo staff ci ha suggerito di posticipare il tutto”. Ore di apprensione anche a Cugnoli, piccola comunita’ di 1500 abitanti. “Qui – spiega il sindaco Chiola – vive la zia Maria, sorella del papa’ Concezio. La signora, oggi 90enne, e’ l’unica parente stretta del dottor Marchionne. In paese vivono anche alcuni cugini. La nostra comunita’ e’ scossa da quanto abbiamo saputo sulle sue condizioni. E’ stato a Cugnoli, dove qualche anno fa e’ stato in incognito, proprio a trovare la zia”. Chiola insiste sull’amore che Marchionne ha sempre avuto per la sua terra: “l’ho incontrato alla Sevel nel 2013 in occasione di una cerimonia pubblica, poi in Regione quando fu premiato con la Medaglia Aprutium dall’allora presidente del Consiglio regionale d’Abruzzo Nazario Pagano; da sindaco gli consegnai il certificato di nascita del papa’. Al nostro paese, inserito nel cratere del terremoto del 2009, ha fatto donare – sottolinea Chiola – uno scuolabus e attraverso l’associazione ‘Lo Specchio dei Tempi’ si e’ adoperato per farci avere un prefabbricato per la scuola”. L’amore per l’Abruzzo Sergio Marchionne non lo ha mai nascosto. In un articolo per Il Centro del 4 ottobre 2013, che oggi il quotidiano abruzzese ha ripubblicato nella sua interezza, lo ha scritto a chiare lettere: “i valori della Fiat di oggi sono valori che l’Abruzzo, la mia gente, voi tutti, conoscete bene. E’ qui, in questa terra, che li ho imparati da ragazzo, e sono diventati per me una guida e un riferimento”. Un cenno anche alla generosita’ nei momenti piu’ difficili: “queste qualita’ hanno permesso agli abruzzesi di trasformare una regione, che era tra le piu’ povere dell’Italia del Dopoguerra, in una delle piu’ fiorenti del Paese. Le stesse qualita’ che hanno guidato gli abruzzesi dopo il terremoto”.
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