La Procura di Caltanissetta ha chiesto il rinvio a giudizio di tre poliziotti accusati del depistaggio sulla strage di via D’Amelio. Mario Bo, oggi questore a Gorizia, di 58 anni, Fabrizio Mattei, ispettore, 59 anni, e Michele Ribaudo, 61 anni – che rispondono del reato di calunnia in concorso – avrebbero indotto, secondo le contestazioni, il falso pentito Vincenzo Scarantino ad accusare falsamente gli uomini condannati poi all’ergastolo per l’eccidio in cui il 19 luglio del ’92 fu assassinato il giudice Paolo Borsellino assieme a cinque elementi della scorta. Lo scorso 8 marzo erano state chiuse le indagini. L’inchiesta era stata in un primo momento archiviata e successivamente riaperta, dopo che un processo di revisione era stato avviato a Caltanissetta in parallelo al Borsellino quater, in cui e’ stato confermato il depistaggio, come sancito chiaramente dalle motivazioni. Motivazioni che chiamano in causa proprio gli investigatori del “Gruppo Falcone e Borsellino” diretti dall’allora capo della Squadra mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, tra cui, per l’appunto, Bo, Ribaudo e Mattei. Molti dei fatti contestati sarebbero avvenuti a Roma e a Pianosa, dove c’era il supercarcere in cui Scarantino, a suon di botte, sarebbe stato convinto ad accusare gli uomini della cosca della Guadagna di Palermo.
Articolo pubblicato il giorno 1 Luglio 2018 - 17:17