La vicenda complessa, e per certi versi tutta italiana, dei diplomati magistrali comincia a impattare sulla vita reale dei protagonisti di questa storia, vale a dire i docenti. “Serve una legge molto chiara che stabilisca quale deve essere la sorte dei diplomati magistrali fino al 2001-2002”, ha spiegato Marta Borghese, legale di una docente di Salerno munita di diploma magistrale, estromessa nel frattempo dalle graduatorie a esaurimento (Gae) in seguito a una sentenza della Corte d’Appello di Salerno, e quindi verso il licenziamento. Sull’affaire ha detto la sua, rispondendo alla Camera a un question time, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, che ha parlato di “una situazione che rischia concretamente di mettere a repentaglio l’avvio del nuovo anno scolastico”. In ogni caso, ha chiarito, grazie all’inserimento nel dl Dignita’ di una norma ad hoc si potranno avere a disposizione 120 giorni per dare esecuzione alle sentenze. Tutto prende le mosse da una sentenza del Consiglio di Stato (la n.11 del dicembre 2017) che ha definitivamente chiarito che il possesso del solo diploma magistrale, anche se conseguito nell’anno scolastico 2001-2002, non costituisca titolo sufficiente per l’inserimento nelle Graduatorie a esaurimento. Alla luce di questo principio giurisprudenziale i diplomati magistrali dovranno essere cancellati dalle Gae man mano che interverranno le sentenze di merito, che presumibilmente si uniformeranno alle decisioni dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato. Chiara l’amarezza dei docenti – in tutto circa 7.500 – che rischiano di perdere il lavoro come la maestra di Salerno, la cui storia e’ stata riportata da ‘Il Mattino’. “Pensare che il diploma magistrale – ha osservato ancora l’avvocato Borghese – possa esser idoneo per svolgere supplenze brevi e non per insegnare di ruolo e’ paradossale. L’insegnamento non e’ sempre lo stesso?”. Intanto oggi alla Camera il ministro Bussetti ha auspicato che il Parlamento voglia approvare in sede di conversione del dl norme per mettere a punto modalita’ di esecuzione delle sentenze sui diplomati magistrali, “per salvaguardare la continuita’ didattica per tutto l’anno scolastico prossimo, nonche’ dare compiuta definizione al quadro normativo, eventualmente disciplinando specifiche procedure di reclutamento nel rispetto della vigente legislazione di settore, senza trascurare coloro che sono in possesso dei titoli attualmente richiesti per l’accesso all’insegnamento nella scuola primaria”. Da settimane nel frattempo impazzano le prese di posizione di sindacati e esponenti politici. Deluso l’esponente di Leu Nicola Fratoianni, autore dell’interrogazione a cui ha risposto oggi il ministro Bussetti: “la soluzione proposta, con la deroga di 4 mesi, assicura certamente l’avvio dell’anno scolastico, un fatto positivo, ma non da’ nessuna certezza sulla sua conclusione”. E se per lo Snals-Confsal serve “una soluzione politica”, la Flc-Cgil parla di “soluzione poco dignitosa” per i docenti, che evidentemente aspettavano una risposta definitiva. Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola, punta il dito su “una questione molto complessa” e di provvedimento – quello adottato ieri dal Consiglio dei ministri – “non risolutivo”. Invece per Pino Turi della Uil Scuola “non ci si puo’ limitare a garantire l’avvio ordinato dell’anno scolastico, senza dare risposte sia pure articolate e graduali, ai docenti interessati”. Secondo Antonio Iannone, senatore FdI, “dopo tanto parlare la montagna ha partorito un topolino”, visto che “ad ottobre 2018 circa 50mila insegnati vedrebbero sfumare la loro possibilita’ di restare in ruolo o di diventarlo”.
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