Una presa di consapevolezza, non priva di dolore, frutto di un progressivo processo di scavo interiore perché, per smettere di essere nessuno, e diventare finalmente qualcuno, bisogna avere il coraggio di “prendersi a coltellate, tirare fuori tutto quello che si ha dentro, guardarlo con onestà, ripulirlo e rimetterlo dentro. Ma, mentre ad un dolore costante,che nasce dall’essere nessuno, ci si abitua, se si ha una ferita e si comincia a ripulirla fa ancora più male”, come sottolinea l’autrice Federica Pace nel suo libro “L’arte di essere nessuno” (Robin Edizioni).
Federica, classe 1989, di origine siciliana, una terra da sempre gemellata con quella partenopea, racconta, in forma di diario e di dialogo interiore, attingendo al suo personale percorso esistenziale, un iter di progressiva presa di consapevolezza di sé.
In questo romanzo trovano posto temi delicati e nevralgici come la presa di consapevolezza e la costruzione dell’identità di genere, il rapporto con una malattia degenerativa, l’amore, l’amicizia e la morte.
Perché per rinascere a nuova vita, quella adulta, affrancandosi da numerosi “gioghi” interiori ed esterni, finalmente consapevoli di chi si sia, è necessario morire.
A morire, però, in questa narrazione, è Asia, una delle due protagoniste, incapace di reggere il peso del mondo e la ferocia della non accettazione esterna che percepisce, mentre la ventisettenne Sophia continuerà il suo cammino, custode della memoria di ciò che è stato ma anche, ad un certo punto, di ciò che sarebbe potuto essere.
In Italia, attualmente, manca ancora una legge contro l’odio e la violenza omo e trans-fobica. Ad essere colpite di questa violenza e discriminazione, secondo dati diffusi dall’Arcigay, sarebbero proprio le donne, già vittime di una cultura patriarcale e maschilista.
Articolo pubblicato il giorno 9 Luglio 2018 - 15:44