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Camorra, chiuse le indagini per l’omicidio Marino a Terracina

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La Dda ha chiuso le indagini e si appresta a chiedere il processo per mandanti, esecutori materiali e quelli che aiutarono i killer nella preparazione e nella fuga dopo l’omicidio del boss Gaetano Marino ‘o moncherino avvenuto sul lungomare di Terracina, dove era in vacanza con la famiglia nell’agosto del 2013. Il racconto dei numerosi pentiti e le prove raccolte hanno portato i magistrati a chiudere le indagini. Gli indagati sono il boss Arcangelo Abbinante, il killer che prima del colpo di grazia alla vittima avrebbe detto “Questo è per o’ cinese”, (Ciro Abrunzo, suo parente ucciso qualche mese prima ndr), Giuseppe Montanera l’altro killer, e Salvatore Ciotola e Carmine Rovai, i due basisti.

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L’agguato avvenne il 23 agosto 2012. Erano le 17, la strada era trafficata e la spiaggia affollata. Gaetano Marino, fratello di Genny Mackay che all’epoca della prima faida era stato una delle anime della scissione dal clan Di Lauro, al vertice del gruppo che gestisce la droga alle Case Celesti di Scampia, era al mare con la moglie, il figlioletto e un amico. Nei pressi dello stabilimento Il Sirenella si scatenò la pioggia di fuoco. Marino finì a terra, ucciso da undici colpi di una calibro 9×21. Agì un solo killer che si affrettò a fuggire lungo viale Circe in direzione Roma, saltando a bordo della Grande Punto ferma in seconda fila e protetto da una seconda auto che si era messa di traverso per bloccare il traffico.
Marino, il boss che era andato anche in tv ad applaudire la figlia che si esibiva in noto show cantando una canzone a lui dedicata, restò a terra esanime tra i bagnanti nel panico. Il nipote, ha partecipato ad alcune puntate di Gomorra2. Il giorno dopo il delitto, l’auto dei basisti fu ritrovata a Terracina nei pressi dell’abitazione di Carmine Rovai. Si arrivò così anche a Salvatore Ciotola. I due sono originari del rione Monterosa e sospettati di contatti con i clan di Secondigliano. Quando furono convocati come testimoni nel commissariato di Terracina non si accorsero di essere intercettati e si scambiarono commenti su dettagli e risposte da dare.
Le indagini intanto si arricchirono con le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Giuseppe Ambra, da pentito, ha svelato la strategia scelta dai boss per scegliere le vittime da colpire. Pasquale Riccio, da pentito, ha parlato dell’organizzazione del delitto: “Il cinese venne a dire a fine luglio che Gaetano Marino era in vacanza a Terracina. Venne incaricato di affittare una casa come appoggio per il gruppo di fuoco. La casa era proprio in centro, c’erano tutte immagini di santi e papi”.
Fu lì che si definirono gli ultimi dettagli della missione di morte. Era il 23 agosto. Il 9 settembre successivo a Scampia fu ucciso Raffaele Abete, fratello di Arcangelo esponente del cartello in lotta contro la Vanella Grassi. Per gli inquirenti fu la risposta all’agguato a Terracina. In un’informativa della squadra mobile di Roma e Latina si fa riferimento al telegramma che il 23 settembre Gennaro Mckay Marino, fratello di Gaetano, scrisse in carcere inviandolo ad Arcangelo Abete recluso a Secondigliano per dirgli di essere addolorato per la morte di Raffaele e sottolineare la propria fratellanza.
Non si sa se lo abbia fatto per sottolineare il lutto subìto e ciò che ne è scaturito in danno di Abete oppure come proposta di pace per porre fine alla faida.


Articolo pubblicato il giorno 9 Luglio 2018 - 10:23

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