Le pompe impiegate per asciugare la grotta di Tham Luang si sono rotte poco dopo il salvataggio dei 12 baby calciatori e il loro allenatore, mettendo in pericolo i soccorritori che erano ancora al lavoro nei cunicoli. Lo riporta oggi il Guardian, citando il racconto di tre sub australiani. Racconto che ancora una volta sottolinea i rischi dell’intera operazione, nella quale è morto nei giorni scorsi un sub thailandese.
Gli australiani si trovavano ieri nella “sala tre”, una delle basi dei soccorritori all’interno della grotta, quando hanno sentito grida provenire dal fondo dei cunicoli e visto arrivare una serie di lucine dei caschi dei soccorritori che si avviavano di corsa verso l’uscita. “Gridavano perché le pompe principali si sono rotte e l’acqua ha cominciato a salire”, ha detto uno degli australiani, sottolineando che il livello dell’acqua cresceva in maniera “notevole”.
In quel momento c’erano ancora un centinaio di persone nella grotta, uscite tutte il più rapidamente possibile, compresi i tre sub dei Navy Seal thailandesi e il medico che erano rimasti negli ultimi giorni assieme ai ragazzini intrappolati. Il lavoro delle pompe è stato essenziale per prosciugare gran parte del percorso seguito dai ragazzini per poter uscire all’aria aperta.Intanto i medici dell’ospedale in cui sono stati ricoverati hanno reso noto che le condizioni mentali di tutti i ragazzi e del loro allenatore “sono molto buone, così come le loro condizioni di salute in generale, non hanno febbre o infezioni gravi, solo tre di loro hanno infezioni polmonari di minore entità”.”Potrebbe essere dovuto al fatto che hanno passato tutto il loro tempo nella grotta insieme, come una squadra, aiutandosi l’un l’altro”, ha spiegato Thongchai Lertvilairattanapong in un briefing all’ospedale Chiangrai Prachanukroh. I 12 ragazzi, di età compresa fra gli undici e i 16 anni, e il loro allenatore di 25 anni rimarranno in ospedale una settimana.
Articolo pubblicato il giorno 11 Luglio 2018 - 12:28