Napoli, cadavere di un pony ritrovato tra i rifiuti nelle discariche sotto al Ponte Fiat nella zona industriale. Il video
Il capostipite di una delle famiglie imprenditoriali piu’ note di Afragola, il 64enne Giuseppe De Luca, cognato del boss di camorra Angelo Moccia detto ‘Il Papa’, e i figli Paolo e Leonardo, sono stati arrestati dalla Guardia di Finanza su ordine del Gip del Tribunale di Napoli Nord per il reato di bancarotta fraudolenta. Il 64enne e’ finito in carcere mentre i figli ai domiciliari; l’ulteriore misura cautelare del divieto di dimora in Campania e’ stato notificata ad un macellaio residente a Napoli, cui era intestata la societa’ dal cui fallimento sono partite le indagini. Nel mirino degli inquirenti la societa’ Delgap della famiglia De Luca, fallita una decina di anni fa e operante nel settore delle costruzioni di infrastrutture ferroviarie, da sempre core business degli imprenditori partenopei, che hanno spesso lavorato con RFI (Rete Ferroviaria Italiana), societa’ del Gruppo Ferrovie dello Stato. La “fine” della Delgap inizio’ dopo l’arrivo di un’interdittiva antimafia, dovuta ai noti rapporti di parentela di De Luca con il boss di Afragola Angelo Moccia, che aveva sposato la sorella dell’imprenditore, ma anche a presunti legami di affari tra i due, peraltro non ancora sfociati in indagini antimafia. Per proseguire l’attivita’ e soprattutto continuare a lavorare con lo Stato, hanno accertato i finanzieri del Gruppo di Frattamaggiore guidati da Gravina con il coordinamento della Procura di Napoli Nord diretta da Francesco Greco, i De Luca crearono una nuova societa’, la Railway srl, che fu intestata ad un macellaio di Napoli mentre loro si fecero assumere come dipendenti. In questa nuova azienda, di fatto gestita dai De Luca, finirono tutti i beni della Delgap, che dopo due anni falli’ lasciando i creditori con un pugno di mosche in mano. Per gli inquirenti si sarebbe trattato di un fallimento pilotato, ovvero di una bancarotta. Oggi le Fiamme Gialle hanno anche sequestrato a Casoria lo stabilimento dove avveniva la produzione, con macchinari per milioni di euro; la gestione e’ stata affidata ad un custode giudiziario. Sotto sequestro sono finiti inoltre beni riconducibili agli indagati, in particolare un appartamento, una Porche Carrera e a somme per 56mila euro.
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