Cronaca Giudiziaria

De Luca show al processo Crescent: “Nessun accordo collusivo tra imprenditori e politici”

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Salerno. Processo Crescent, il presidente della Regione Vincenzo De Luca si difende. Ha voluto rendere dichiarazioni spontanee dinanzi ai giudici che dovranno giudicare il suo operato nella realizzazione del Crescent, quando era sindaco di Salerno. “Non c’è nessun accordo collusivo tra il mondo imprenditoriale e quello politico” dice nel corso delle dichiarazioni spontanee rese stamane. De Luca è imputato per falso ideologico, abuso d’ufficio e reati urbanistici nell’ambito del processo per la costruzione del complesso di edilizia residenziale ‘Crescent’. La vicenda giudiziaria è legata alla sdemanializzazione, in favore del Comune di Salerno, dell’area a Nord del lungomare cittadino, con successiva allocazione della struttura privata, la mezzaluna firmata dall’archistar Riccardo Bofill, e i relativi permessi di costruire rilasciati. Il ‘governatore’ campano ha parlato per circa un’ora, affrontando diverse tematiche, tra cui quella di una presunta istigazione compiuta da lui, quando era sindaco, nei confronti, tra gli altri, di funzionari della Soprintendenza. “Non c’è un atto che possa dimostrare che io abbia istigato qualcuno”, ha detto bollando come “forzatura” questa accusa mossa dalla procura.
“Quali sono questi elementi che possano far pensare a qualche illiceità”, ha proseguito De Luca nel corso del suo intervento. “La fretta, l’istigazione e una sponsorizzazione in favore della Salernitana avvenuta un anno dopo l’acquisizione dei diritti edificatori da parte di Rainone. La Salernitana era in difficoltà e poi sarebbe fallita. Il sindaco fa appello a tutti gli imprenditori affinchè diano una mano per fare i playoff. L’accusa recepisce questo. Che un anno dopo l’aggiudica dei diritti edificatori, Rainone per un atto di gratitudine verso il sindaco fa la sponsorizzazione alla Salernitana. E come si arriva a questo riscontro? Perchè Citarella, proprietario della Nocerina, polemizza con Rainone chiedendo “perchè non mi fai una sponsorizzazione più consistente”. E lui spiega che aveva già aiutato la Salernitana. Signor presidente, vorrei sapere di cosa deve rispondere il sindaco? Del reato di tifoseria?”. De Luca ha anche richiamato la sentenza della Corte di Cassazione che ha condannato il Comune di Salerno a restituire 6 milioni di euro a Rainone per oneri di urbanizzazione non dovuti. “Altro che vantaggio, c’è stata una posizione vessatoria”. “La manovra urbanistica – ha detto De Luca – aveva l’unico obiettivo di riqualificare un’area degradata di Salerno. Mi colpisce che in questo procedimento non c’e’ nessun riferimento allo stato in cui versava quell’area. Noi volevamo modificarla. La tesi dell’accusa, invece, è che dieci anni di anni di manovre urbanistiche avevano come obiettivo essenziale, se non unico, quello di apportare un ingiusto vantaggio a un imprenditore”. Il governatore della Campania ha spiegato di avere “pieno rispetto per l’azione di controllo della legalità, a condizione che le ipotesi accusatorie in questa sede lascino il campo ai fatti, a dati di fatto oggettivi”. Secondo l’ex sindaco nel procedimento “spesso sono state sovrapposte competenze tra parte politica e parte tecnica”. De Luca, inoltre, ha rivendicato il lavoro effettuato alla guida dell’Amministrazione comunale di Salerno. “Abbiamo fatto – ha proseguito il presidente della Regione Campania – un lavoro immane di trasformazione della città. Abbiamo cambiato il volto di Salerno che è diventata un modello di trasformazione urbana e di rigore spartano. Rivendico con orgoglio il lavoro fatto in un contesto di assoluta trasparenza”.
E’ una ricostruzione puntuale quella del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, imputato nel processo che si sta celebrando dinanzi ai giudici della seconda sezione penale. Con lui alla sbarra altre 21 persone, tra cui gli esponenti della giunta comunale dell’epoca, dipendenti comunali ed ex esponenti della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici.
Secondo il governatore, la sdemanializzazione in favore del Comune di Salerno dell’area dove è stata, poi, realizzata la struttura privata è avvenuta rispettando il prezzo di “14 milioni di euro stabilito dal Demanio” e che “l’intervento è orientato all’interesse pubblico”. Tant’è che è stato “approvato il progetto” che ha previsto la creazione di un parcheggio sotterraneo con 700 posti auto. De Luca ricorda che “il parere paesaggistico per il Crescent viene acquisito con un pronunciamento di merito dalla Soprintendenza”, il che significa che non ci sarebbe stato silenzio assenso. L’esponente del Pd non accetta che nella ricostruzione dell’accusa l’operato dell’amministrazione comunale sia definito improntato alla “fretta”, per “non perdere neanche un minuto di tempo” negli anni di piena crisi economica.
La “fretta” che l’accusa contesta, dunque, non si può prendere in considerazione, secondo De Luca che sostiene l’esistenza di “atti legittimi e atti illegittimi”. Mentre, per quelli “gestionali”, sostiene l’ex sindaco di Salerno, “la parte politica non c’entra nulla”. E, infatti, “quando arriva un atto in Giunta accompagnato da tre verifiche di legittimità, la Giunta approva. La parte politica non c’è e non deve intervenire”. Quanto all’asta per i diritti edificatori, De Luca spiega che “la prima è andata deserta; la seconda il Comune esegue l’aggiudica provvisoria alla Cogefer”, ma, alla fine, è il Consiglio di Stato ad aggiudicare l’appalto definitivo ai Rainone, “non il Comune che, invece, li aveva esclusi”. Il numero uno di Palazzo Santa Lucia ribadisce che la gara d’appalto per la costruzione del Crescent fu vinta, inizialmente, dall’impresa emiliana; quest’ultima, però, non aveva tutti i requisiti richiesti e dopo una serie di ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, il supremo organo giurisdizionale amministrativo stabilì che l’appalto per il Crescent doveva andare a Rainone.
“Se c’e’ un’operazione urbanistica che è totalmente d’interesse pubblico, quella è il Pua di Santa Teresa” ha detto De Luca. E poi ripercorrendo le varie tappe che hanno portato alla progettazione dell’opera: “La presenza di abitazioni all’interno del Crescent è stata voluta da Bofill per evitare l’effetto Eur o centro direzionale di Napoli. L’esigenza pubblica era avere lì le famiglie”. Poi, parlando della sdemanializzazione dell’area di Santa Teresa, De Luca ha ricordato di aver “inviato una lettera, preparata dall’ufficio Demanio, per chiedere il trasferimento al Comune dell’area. Potrei fermarmi qui perchè ci troviamo di fronte a valutazioni di carattere esclusivamente tecnico”. In merito alle autorizzazioni paesaggistiche il presidente della Giunta regionale ha evidenziato come il “Pua di Santa Teresa è rimasto pubblicato per due mesi ma nessuno ha fatto osservazioni. La lettera della Sovrintendenza con cui si chiedeva l’attivazione del comitato tecnico scientifico ministeriale è arrivata 20 giorni dopo la scadenza dei termini. Di cosa dovremmo rispondere?”. “L’accusa – ha continuato De Luca – mi rivolge l’addebito d’istigazione per far decorrere i termini del silenzio assenso. Faccio fatica a immaginare come avrei potuto istigare qualcuno. La verità è che la Sovrintendenza ha operato nel modo in cui ha ritenuto di fare”. Il processo dovrebbe concludersi a settembre prossimo, quando nel corso dell’ultima udienza in calendario sono previste le controrepliche. La procura, per De Luca, ha chiesto la condanna a 2 anni e 10 mesi di reclusione e la confisca dell’area dove, ormai, è sorto il Crescent.


Articolo pubblicato il giorno 20 Luglio 2018 - 22:30

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