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Camorra, si è pentito Mimmo o’ chiatto: uccise e fece a pezzi due boss del contrabbando

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Si è pentito Domenico D’andò detto o’ chiatto, 24 anni, accusato di aver ammazzato e fatto a pezzi nella sua casa di Giugliano i due boss del contrabbando Luigi Ferrara e il suo socio Luigi Rusciano insieme con il suo complice minorenne Aniello I. di Acerra condannato nel marzo scorso dal Tribunale per i minori a 15 anni di carcere. D’Andò ha fatto i nomi di quelli che lo avevano aiutato ma anche i mandanti di quell’orrendo omicidio da macelleria messicana.

I corpi dei due di Mugnano e Casoria furono ritrovati il 16 febbraio scorso fatti a pezzi e seppelliti in contrada Franzese di Afragola. Una operazione da “macelleria messicana” per sbarazzarsi dei corpi dei due che avevano “sgarrato” con i clan dell’area Nord di Napoli. Domenico D’Andò è il nipote di Pietro Caiazza ras del clan Amato-Pagano e figlio di Antonino, vittima di lupara bianca nell’ambito della prima faida di Scampia tra il clan Di Lauro e gli scissionisti. I due furono attirati in una trappola e uccisi nella loro auto. Poi i cadaveri furono portati a Giugliano in una casa in uso a Doemico D’Andò e fatti a pezzi rinchiusi in due bustoni della spazzatura e portati ad Afragola dove furono sotterrati.
Era stata la moglie Maria Maglione, moglie di Rusciano a denunciare la scomparsa del marito il primo febbraio. Poi il giorno dopo dai carabinieri di Casoria si presenrtò anche la moglie di Rusciano. Dopo due settimane i corpi furono ritrovati dalla polizia che in breve tempo strinse il cerchio attorno agli assassini arrestandoli. Il minorenne sarà processato a febbraio. E’ rinchiuso nel carcere minorile e  ha anche cercato di farsi passare come incapace di intendere e volere sottoponendosi a una perizia psichiatrica.
Pochi giorni prima del ritrovamento dei corpi Domenico Esposito, fratello del pentito Bruno, affiliato al clan Moccia di Afrogola, ha deciso di pentirsi e ha raccontato quello che sapeva a proposito di Ferrara e del contrabbando di sigarette. Nel suo primo interrogatorio datato 13 febbraio 2017  ha spiegato: ” Conosco bene Ginetto Ferrara. So poi che di recente Ginetto entrato in società con altri sia delinquenti di Scampia come o’ cinese un contrabbandiere a livello grande che io saprei riconoscere in foto e che so che abita nella zona di Scampia che viene prima del Lotto G la zona posta alle spalle della casa di Alessandro Acanfora detto o’ niro il cui fratello venne ammazzato a Ponticelli…Franzese era anche in affari nel settore del contrabbando di sigarette con Caiazza Pietro e persone di Melito e Mugnano entrato anche in società con quelli di Melito e Mugnano impegnati in particolare nel contrabbando. So anche che le persone di Melito in società con Ginetto nella gestione del contrabbando delle sigarette sono anche soci di Pierino Caiazza parente di Lello Amato a vecchia di Melito o meglio sono uomini della paranza di Caiazzo cioè di Pierino o’ fraulese quello con gli occhi celesti… Saprei riconoscere in foto gli uomini della paranza di Pierino o’ fraulese che sono soci in affari di Ginetto…. Ginetto Ferrara, non era un dipendente ma un socio di Pierino Caiazza, almeno da quando, credo 2-3 anni fa, quest’ultimo è stato cacciato da Melito ed è ritornato fìsso alle Salicelle.
So che ha subito anche degli agguati. Del gruppo oltre a Pietro  Caiazza e Ginetto, vi era il Cinese, e delle persone di Mugnano che io ho visto fino allo scorso anno con il Cinese… credo di saper riconoscere queste persone di Mugnano. Per come mi chiede io non sono a conoscenza di discussioni tra il Caiazza e Ginetto per le sigarette; so per certo, invece che Ginetto ha avuto una discussione con i soci di Mugnano nel bar di Melito Questi soci di Mugnano di Ginetto, nell’attività commerciale del bar a Melito, non sono certo di poterli riconoscere. Per come mi chiede Pietro Caiazza faceva sia le bancarelle nelle Salicelle che il grossista per le altre bancarelle di Afragola, senza pagare nulla al clan Moccia”.


Articolo pubblicato il giorno 13 Luglio 2018 - 07:15


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