“Il killer di Vincenzo Birra è stato Antonio Bellfiore detto Pulliciello, su ordine di Giuseppe e Salvatore Mele.L’omicidio fu commesso perché Vincenzo Birra raccontava in giro di aver commesso insieme ad Antonio Bellofiore l’omicidio di Fosco Di Fusco, L’ho saputo da Salvatore Romano e da Vincenzo Mele, ma comunque in giro già si diceva.
La dinamica non mi è stata raccontata, ma so che il fatto è avvenuto in via Sartori.So solo che Giuseppe Mele aveva fatto arrivare Birra nel posto in cui c’era Antonio Pulliciello e dove è stato poi trovato il cadavere”.
A parlare è Pasquale Esposito junior.E’ lui il nuovo pentito dei clan di Pianura.
E’ lui ad aver rivelato i ruoli, le strategie, gli affari, e gli omicidi commessi dal clan Mele (parenti e scissionisti dei Pesce-Marfella).Pasquale Esposito junior era stato arrestato due anni fa insieme con il ras Vincenzo Romano detto muoll muollo, reggente dell’epoca clan Mele, ed altri due mentre preparavano un agguato.
Era il periodo immediatamente successivo al maxi blitz contro le cosche di Pianura. Poi in rapida successione si sono pentiti il boss Pasquale Pesce e’ bianchina, Raffaele Dello Iacolo detto toc toc, Vincenzo Romano muoll muollo e Antonio Vanacore.Dalla fine dello scorso anno, come ha anticipato il quotidiano Il Roma, ha cominciato a collaborare con la giustizia anche Pasquale Esposito junior.
Lui però ha specificato che non ha partecipato all’omicidio di Vincenzo Birra. Il suo ruolo nel clan comunque, era preparare da un punto di vista organizzativo le azioni di fuoco. “Giuseppe Mele, è il capo della nostra organizzazione insieme ai fratelli Salvatore e Vincenzo.Non l’ho mai conosciuto fuori dal carcere e non siamo mai stati detenuti insieme.
Me lo presentò Vincenzo Mele e gli disse il mio nome.L’ho visto (si riferisce a Giuseppe, ndr) nel tribunale di Napoli in diverse occasioni durante le udienze per i processi che aveva.
In tali occasioni eravamo sempre presenti io, Vincenzo Mele e Salvatore Romano.Le decisioni del clan comunque, erano sempre prese insieme dai fratelli Giuseppe e Salvatore Mele”.
Vincenzo Birra fu ucciso il 14 luglio 2013 e secondo la procura antimafia (con cui ha con-cordato il gip del tribunale di Napoli) in 5 parteciparono al delitto: i 2 fratelli Mele come mandanti e organizzatori, Giuseppe anche presenziando al momento dell’esecuzione; Antonio Bellofiore come esecutore materiale; Raffaele Dello Iacolo detto “Lelluccio toc toc” fornendo ai soci di camorra la pistola; Luigi Aversano detto “o’ musichiere” (ammazzato il mese successivo nell’ambito della guerra tra i Mele e i Pesce) come colui che condusse la vittima, ignara, sul luogo dell’agguato con una scusa.Vincenzo Birra cadde così in una trappola e se ne rese conto soltanto nel momento in cui vide Antonio Bellofiore, che fino a un attimo prima considerava un amico come tutti gli altri, puntargli la pistola contro.
Non ebbe il tempo, colto di sorpresa, nemmeno di tentare una fuga e restò a terra senza vita.Pochi giorni prima aveva confida-to anche ad alcuni parenti di aver partecipato all’agguato a Fosco Di Fusco.
(nella foto da sinistra i cinque pentiti della camorra di Pianura: Pasquale Esposito junior, Pasquale Pesce ‘e bianchina, Raffaele Dello Iacolo toc-toc, Salvatore Romano, muoll-muollo e Antonio Vanacore)
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