Armando Chiaro non è un uomo del clan Polverino. “Assolto per non aver commesso il fatto”.Lo ha stabilito la Corte di Cassazione che ha assolto l’ex consigliere comunale dalla pesantissima accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. La sentenza arriva ad oltre sette anni dall’arresto del 42enne, finito in manette assieme ad altre 38 persone nel maggio del 2011. Il blitz “Polvere” dei carabinieri portò in carcere anche noti imprenditori considerati vicini all’organizzazione di Giuseppe Polverino – anch’egli destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare, ma catturato l’anno dopo in Spagna e poi estradato in Italia – e lo stesso Chiaro. All’epoca era consigliere uscente, nonché coordinatore locale del Popolo delle Libertà. Di lì a poco si sarebbero svolte a Quarto le elezioni amministrative, ma in piena campagna elettorale arrivò l’operazione coordinata dalla Direzione distrettuale Antimafia. Il suo arresto destò molta impressione, ma non gli impedì di essere rieletto a suon di preferenze. Un’elezione che fu poi annullata dalla prefettura proprio a causa delle vicende giudiziarie. Vicende sulle quali ieri però la quarta sezione penale della Corte d’Appello di Napoli ha posto la parola fine pronunciando – dopo l’annullamento della sentenza di secondo grado emessa il 16 luglio 2014 e il rinvio disposto dalla Corte di Cassazione – un’assoluzione piena che cancella tutte le accuse che erano state formulate a carico dell’esponente politico. Oltre ad assolvere Chiaro nel merito, i giudici hanno anche revocato la confisca e ordinato il dissequestro di tutti i beni che adesso saranno restituiti all’ex consigliere comunale. Revocata anche la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici e quella dell’interdizione legale. Ci vorranno tre mesi per conoscere le motivazioni della sentenza, ma è ipotizzabile fin d’ora che i legali di Chiaro – Claudio Botti e Giovanni Vignola -potrebbero inoltrare la richiesta di riparazione per ingiusta detenzione, visto il tempo trascorso dall’ex consigliere comunale in carcere e agli arresti domiciliari.
La Corte d’Appello ha anche con-fermato le assoluzioni di Gaetano Paternoster, del 45enne Giuseppe Ruggiero e di Vincenzo Perrotta. I giudici, inoltre, hanno dichiarato il non doversi procedere nei confronti di Amalia Gallotti. Per il 56enne Giuseppe Ruggiero, invece, la Corte ha determinato una pena complessiva in 23 anni e 6 mesi di reclusione. Pena ridotta a 3 anni e 4 mesi di reclusione, invece, per Domenico Verde, al quale è stata anche revocata l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Revocate le confische di alcuni beni a Vito Carotenuto, Carmine Carputo, Agostino Carputo e Sabatino Cerullo. Confermate altresì le confische disposte nei confronti di Maria Di Giorgio, Anna Mauriello e Luigi Mele che sono stati condannati al pagamento delle spese processuali.
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