Due anni e 2 mesi di carcere senza pena sospesa per l’agente della Polizia municipale di Arzano Rosa Mastrocinque. I reati addebitati sono gravissimi e vanno agli artt. 479 , 611 c.p. falso ideologico e minacce aggravate nei confronti del tecnico comunale per costringerlo a commettere falsi atti e condanna al risarcimento del danno nei confronti delle costituite parti civili da liquidarsi in separata sede. A emettere la sentenza di primo grado il Presidente Miele del Tribunale di Napoli Nord. L’anno prossimo, invece, sempre per Rosa Mastrocinque e la collega Silvana De Rosa, vi sarà l’udienza con alla base la contestazione per il reato di depistaggio. Con questa condanna (così come evidenziato dal sito Arzano News) si certifica il grande lavoro dell’Arma dei Carabinieri di Arzano e della Procura di Napoli Nord, con particolare riferimento in questo caso al settore della polizia locale, uno dei principali vulnus della macchina comunale, insieme al mattone, come certificato dal Ministero degli Interni, che hanno determinato i due scioglimenti del Comune di Arzano. Premesso che già cinque tra vigili e dipendenti comunali sono già stati condannati per la vicenda Mastrocinque. L’agente della polizia locale Mastrocinque prima finita ai domiciliari e poi al carcere di Pozzuoli era stata successivamente colpita anche da obbligo di dimora cautelare fuori provincia di residenza. Erano stati condannati, per aver coperto la collega con il giudizio immediato alla pena di sei mesi per il reato di falso ideologico il tenente Vincenza Merolla, il vigile Alfredo Sora e Francesco Aruta (tecnico comunale). L’indagine, coordinata dalla Procura Napoli Nord, era arrivata ad epilogo il 25 luglio del 2016, con l’emissione di una serie di provvedimenti giudiziari. Le accuse mosse andavano per tutti al falso ideologico in atto pubblico, mentre all’appartenente alla Polizia municipale, Mastrocinque, nei cui confronti furono disposti i domiciliari, furono contestati anche i reati di istigazione alla corruzione (poi qualificato) e violenza o minaccia per costringere taluno a commettere un reato. Sarebbe risultato dalle indagini che i tre condannati, secondo l’accusa, ebbero a redigere un verbale di sopralluogo ideologicamente falso, allo scopo di favorire la loro collega Rosa Mastrocinque, omettendo di riportare che nell’abitazione di quest’ultima era stata realizzata abusivamente un intero piano, trasformando in abitazione il sottotetto dell’edificio. La vigilessa finita dietro le sbarre invece, secondo l’ipotesi accusatoria avvalorata dal gip, venuta a conoscenza che un altro sopralluogo era stato effettuato da un altro tecnico comunale (poi pesantemente aggredito e finito in ospedale ad opera di ignoti) che aveva provveduto a segnalare l’abuso, aveva avvicinato quest’ultimo attraverso l’intercessione di un altro collega che lo avrebbe invitato fin dentro l’area parcheggio del comando della Polizia locale, e con minacce e offerte di denaro, accompagnata dal consorte a bordo di un potente Suv, aveva tentato di indurlo a distruggere il verbale. Sempre nello stesso filone d’indagine, erano stati colpiti da ordinanza cautelare di obbligo di dimora fuori dal comune di residenza per il reato di depistaggio: Luigi Nocera, Silvana De Rosa e Antonio Gesso. Quest’ultimo colpito anche da ulteriore ordinanza di sospensione per un verbale fasullo. Due degli agenti indagati per depistaggio, hanno scelto il rito abbreviato. Gesso e Nocera hanno già patteggiato con il rito abbreviato una condanna a tre mesi. I tre vigili, fuorno intercettati nelle stanze della Procura mentre si accordavano sulle dichiarazioni da fornire al Pm titolare delle indagini per scagionare la collega Mastrocinque e delegittimare il tecnico comunale G.D.A. che fu anche vittima di un agguato. Ovviamente siamo al primo grado di giudizio.
Articolo pubblicato il giorno 12 Luglio 2018 - 11:08