Un detenuto trasferito non appena finita la rivolta e altri venti, in gran parte del Napoletano, seguiranno a breve la stessa sorte dell’uomo che ieri nel primo pomeriggio ha guidato la rivolta nel carcere di Ariano Irpino. Sono i primi provvedimenti adottati in seguito ai fatti di ieri, per i quali l’assistente capo della polizia penitenziaria Claudio Picariello e’ finito in ospedale dopo essere stato sequestrato dai detenuti, e altri tre colleghi si sono fatti refertare per le escoriazioni riportate nel sedare la protesta violenta. Gia’ nella serata di ieri sono stati tutti dimessi. A breve sono attesi provvedimenti anche da parte della procura di Benevento che coordina le indagini. La rivolta e’ scoppiata ieri nel primo pomeriggio per un detenuto con problemi psichici che ha cominciato a dare in escandescenze. L’uomo voleva ottenere un trasferimento in altra struttura e i compagni hanno pensato che avesse subito maltrattamenti da parte della polizia penitenziaria. Una trentina di reclusi, ai quali si sono aggiunti altri man mano che la tensione cresceva, gli ha dato man forte nella protesta. La rivolta e’ cominciata nella decima e undicesima sezione, secondo quanto ricostruito dalla polizia penitenziaria che ha la delega per le indagini. I detenuti del nuovo padiglione, dove il regime e’ meno rigido che in altre sezioni, hanno cominciato a inveire contro gli agenti, a minacciare e a lanciare oggetti. In poco tempo hanno forzato i cancelli e sono riusciti a circondare l’assistente capo Picariello, che ha trovato rifugio in un box. Nella tensione generale, tra i detenuti che protestavano violentemente e gli agenti che cercavano una strada per liberare il collega, quest’ultimo ha avvertito un malore. E solo dopo che i rivoltosi hanno avvertito i lamenti per un forte dolore al petto da parte di Picariello, e’ cominciata una trattativa, guidata dal direttore del carcere Gianfranco Marcello. Due agenti si sono offerti in ostaggio in cambio della liberazione del collega. Scambio accettato e Picariello e’ stato trasferito all’ospedale “Frangipane” di Ariano Irpino. Per lui soltanto qualche giorno di assoluto riposo per far passare il forte stress emotivo. Gli agenti che sono riusciti a inserirsi nella protesta hanno quindi riportato alla calma quanti protestavano, chiarendo l’equivoco sorto sul detenuto psichiatrico. La protesta e’ rientrata poco dopo le 17. Nel frattempo al carcere di Ariano erano arrivati rinforzi da polizia e carabinieri. Piu’ di un centinaio di uomini in assetto anti sommossa erano pronti a fare irruzione, nel caso in cui la protesta fosse degenerata ulteriormente. Quello di ieri ha segnato il picco degli episodi di intemperanza da parte dei detenuti nel carcere di Avellino. Il giorno precedente un agente penitenziario era stato aggredito violentemente da un detenuto nel reparto infermeria. Altri episodi si erano registrati in precedenza. Personale sotto organico e popolazione carceraria superiore al previsto. Piu’ volte, assieme alle organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria, il direttore del carcere Gianfranco Marcello ha denunciato una situazione difficile da gestire, che con il periodo estivo diventa ancor piu’ insostenibile. Il Sappe ha chiesto un incontro urgente al ministro della Giustizia per risolvere la situazione, che non riguarda solo il penitenziario irpino, ma tutte le strutture detentive.
“Concluse in tarda notte alla presenza del capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Santi Consolo le operazioni di ripristino del reparto detentivo devastato dai 110 detenuti che ieri avevano inscenato una rivolta interna nel carcere di Ariano Irpino, anche con sequestro di 3 appartenenti alla Polizia Penitenziaria”. Lo rende noto Leo Beneduci, segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Osapp. “Per quanto abbiamo appreso – prosegue il sindacalista – nonostante i danni ingentissimi e la particolare violenza con tanto di minacce e sequestro di unita’ di personale, non ci sarebbero state particolari conseguenze o provvedimenti di una qualche natura sanzionatoria nei confronti dei reclusi, tranne il trasferimento di un unico soggetto dal carcere di Ariano Irpino a quello di Avellino e cio’ conferma le preoccupazioni che, come sindacato, avevamo gia’ espresso, per un carcere in cui i detenuti la farebbero da tempo da padroni”. Un “buonismo a spese dei contribuenti (non viene neanche richiesto il risarcimento dei danni alle celle detentive)” che “oltre a rendere incerte le pene ha come diretto effetto il continuo rischio per l’incolumita'” degli agenti.
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