“Stavamo giocando con una pistola trovata nei giardinetti ed è partito un colpo. Non volevo uccidere. E’ stato un incidente”. E’ la confessione choc di un minorenne del rione Triano. F. E. 16 anni che si è presentato alla polizia insieme con il suo avvocato, Gaetano Inserra, e ha confessato di essere l’autore dell’omicidio del 38 enne pregiudicato Angelo Ranieri. Ora il ragazzino è rinchiuso in carcere a Nisida. ha ribadito la sua versione anche davanti al gip che ha convalidato il fermo e ha disposto la custodia cautelare per lui. Ma la sua versione non convince affatto gli investigatori che continuano le indagini.
“Non sono legato alla camorra, Angelo era un mio amico, non volevo. Eravamo in strada, faceva caldo, stavano scherzando tra di noi.Quella pistola è spuntata all’improvviso, l’abbiamo trovata in un giardino, ricordo le risate, lo sparo, quel colpo all’improvviso”. Versione ritenuta credibile ma il suo racconto è pieno di falle. Intanto che fine ha fatto la pistola? E poi che ci fa un ragazzino di 16 anni incensurato con un pregiudicato che ha più del doppio della sua età per strada di sera. Un amico così grande?
L’omicidio avvenne la sera del 5 giugno scorso in via Tertulliano, roccaforte del clan Puccinelli-Petrone. Ranieri poco dopo le 23,30 fu accompagnato all’ospedale San Paolo dal fratello che abita poco distante. Aveva un proiettile nell’inguine che gli aveva reciso un’arteria. Nonostante il disperato tentativo dei medici dell’ospedale San Paolo morì dissanguato poco dopo. Fin dalle prime battute si era pensato a un regolamento di conti, anzi a un avvertimento sbagliato, visto che il proiettile era vicino alle gambe, nel mondo dei pusher. Poi è spuntato il ragazzino che ha confessato. Confessione piena di contraddizioni: la storia della camorra degli ultimi anni ci insegna che ci sono parecchie di “confessioni a pagamento”.
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