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Scafati, restano in carcere gli affiliati al clan Matrone ma cade l’accusa di associazione

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Scafati. Verdetto cautelare per i nuovi associati al clan Matrone che vedono il loro storico esponente di riferimento in franchino a belva.Tra bombe carta, attentati intimidatori ed estorsioni ai danni dei negozianti scafatesi stavano imponendo sul territorio la loro strategia di terrore.Saracinesche incendiate, colpi di pistola nelle vetrine, bombe carta in azioni ed arsenali di armi funzionali alla guerra per riconquistare il predominio territoriale messo in grave crisi dalla forte presenza sul territorio di Scafati dei Cesarano. Il Tribunale del Riesame di Salerno, nella giornata di ieri, era chiamato ad intervenire su richiesta dei difensori dei sei arrestati scafatesi considerati appartenenti al clan Matrone di Scafati.Il collegio cautelare doveva decidere sull’adeguatezza della misura custodiale in carcere rispetto ai fatti contestati. Sul banco degli indagati Buonocore Giuseppe (difeso dall’avvocato Stella Criscuolo e Massimo Autieri) considerato figura apicale dell’organizzazione camorristica e genero del boss Franchino Matrone a ‘ belva. Altra figura di alto spessore criminale viene considerata dalla Dda quella di Pasquale Panariello (assistito dall’avvocato Gennaro De Gennaro) resosi responsabile del tentativo di estorsione ai danni del gruppo IperG di Angri unitamente all’altro complice Antonio Palma (difeso dall’avvocato Gennaro De Gennaro). I due indagati chiesero un contributo per i carcerati di 3 mila euro per ogni festività. Stesso copione utilizzato da Giovanni Barbato Crocetta (difeso dall’avvocato Gennaro De Gennaro) ai danni di un tabaccaio di Via Passanti. Altro calibro da novanta risulta essere Vincenzo Nappo (difeso dall’avvocato Massimo Torre).
Lo scontro tra difesa e ufficio di Procura ha visto la partecipazione del PM della DDA, Giancarlo Russo che ha presentato in udienza delle lettere che il Panariello Pasquale aveva consegnato al fratello Marcello nel carcere di Larino, dandogli delle indicazioni su dove nascondere le armi.

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Il Panariello rispondeva di aver gestito l’arsenale del clan, potendo disporre anche di ingenti quantitativi di esplosivi, visto che i suoi familiari sono dei fuochisti. Quest’ultimo era stato coinvolto nell’estorsione del ristorante “Acqua e Sale” di via Montegrappa, accusa che l’avvocato De Gennaro aveva fatto cadere col riesame del 25 gennaio scorso quando il tribunale annullando l’ordinanza di custodia in carcere aveva disposto gli arresti domiciliari per lo stesso.Per Panariello Pasquale e Palma Antonio il riesame ha accolto parzialmente l’istanza difensiva, annullando l’ordinanza in merito alla contestata agevolazione camorristica. La difesa si era battuta con forza su questo specifico punto, sostenendo che le armi sequestrate e quelle di cui si parlava nei dialoghi in carcere erano di Panariello e Palma e non dell’arsenale del Buonocore. Stessa motivazione anche per il Buonocore Giuseppe considerato il mandante delle due estorsioni, quella consumata ai danni del supermercato IperG e del tabaccaio di Via Passanti, che sebbene resta in carcere ha riportato l’annullamento parziale come il Panariello ed il Palma. Resta ai domiciliari per questa ordinanza il Giovanni Barbato Crocetta ed il Nappo Vincenzo.Tirando le somme, la Procura ha ottenuto la conferma del carcere per quattro indagati mentre le difese sono riuscite a neutralizzare la grave accusa relativa alla sussistenza di un collante associativo tra gli indagati che il riesame non ha ravvisato.


Articolo pubblicato il giorno 5 Giugno 2018 - 16:43

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