Dopo oltre 20 anni, il progetto di bonifica e riqualificazione del fiume Sarno rischia di tornare al punto di partenza. Vent’anni nel corso dei quali sono stati investiti 700 milioni di euro, per la gran parte spesi per progetti incompleti, come quelli per la realizzazione del sistema fognario e di depurazione. Né è stato fatto alcunché per mettere a sistema un’attività di controllo e di depurazione delle acque provenienti da lavorazioni industriali. Del tutto paradossale quando emerge dall’ultima risoluzione, alla luce di ben 5 petizioni popolari, sul Grande Progetto Sarno, dalla quale emergono presupposti che non rispecchiano nulla di quanto proposto da comitati e associazioni”. E’ quanto dichiara la consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Maria Muscarà.
“La risoluzione in questione – sottolinea Muscarà – focalizza gli interventi sull’aspetto idraulico, tralasciando le questioni relative al dragaggio del fiume, a una più ampia opera di disinquinamento, ad una risistemazione delle fogne e dei collettori, nonché ad un’analisi delle acque per risalire al reale tasso di inquinamento. C’è timore anche rispetto all’ipotesi della riapertura del Canale Conte Sarno, chiuso negli anni 90, che rischia di tramutarsi in una cloaca a cielo aperto colma per la grande quantità di fogne nere provenienti da decine di comuni e da reflui industriali. Riteniamo opportuno riconvocare la Commissione regionale Ambiente, alla presenza di sindaci e amministratori dei 39 Comuni interessati dal progetto di bonifica e dei comitati promotori delle 5 petizioni, per ridestinare i fondi del Grande progetto e puntare su bonifica e disinquinamento del bacino idrografico e risistemazione delle fogne”.
Articolo pubblicato il giorno 27 Giugno 2018 - 19:45