“Nessun commento, in questa materia non si commenta mai niente”. Questa la reazione del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, alla decisione del Mibact di costituirsi parte civile nel processo per la realizzazione del Crescent e di chiedere 200mila euro di danni come risarcimento per la costruzione del complesso urbanistico a ridosso del lungomare di Salerno. Tra i 22 imputati del processo c’e’ anche lo stesso De Luca, a giudizio per fatti risalenti al periodo in cui era sindaco di Salerno, per il quale il pubblico ministero ha chiesto una condanna a due anni e dieci mesi per abuso di ufficio. “Una commistione tra funzionari della Soprintendenza di Salerno e l’allora sindaco Vincenzo De Luca. Un sistema che avrebbe agito senza attenersi a procedure né a canali ufficiali, ma solo attraverso comunicazioni informali e per nulla trasparenti. E’ uno spaccato inquietante quello che emerge dal processo per la costruzione del Crescent a Salerno, alla luce della richiesta di risarcimento danni di 200mila euro da parte del ministero per i Beni e le Attività culturali”. A puntare il dito contro l’attuale presidente della regione Vincenzo De Luca è ancora una volta la consigliera campana del M5S Valeria Ciarambino che richiama la notizia, riportata oggi da un quotidiano partenopeo, della richiesta di risarcimento avanzata dal Mibact per la costruzione sul lungomare di Salerno oggetto di una lunga inchiesta giudiziaria nell’ambito della quale è stata fatta dai ok l’accusa di abuso d’ufficio che, se confermata, porterebbe – come già accaduto prima ancora della sua elezione in regione, all’applicazione della legge Severino. Per Ciarambino, quella avviata dall’allora sindaco di Salerno è stata un’operazione che, “secondo quanto sostenuto dai magistrati, non sarebbe mai stata mossa da interessi pubblici, ma finalizzata esclusivamente a mettere in piedi un mega affare immobiliare”. “Se l’impianto accusatorio dovesse essere confermato – aggiunge la consigliera pentastellata – ci troveremmo al cospetto di un sistema che avrebbe agito per fini esclusivamente privatistici, senza tener conto dell’impatto sull’ambiente e sull’architettura di un’intera città”. Per questo, “resta grave l’accusa per abuso di ufficio contestata agli imputati, alcuni dei quali, oltre all’attuale governatore della Campania, occupano posti strategici al Consiglio regionale della Campania. Accuse che, se confermate, porterebbero alla sospensione degli indagati per gli effetti della legge Severino. E ancora una volta, come accade dal giorno in cui è cominciata questa legislatura, ci troveremo con un’amministrazione regionale paralizzata dai guai giudiziari del governatore e degli uomini a lui più vicini”.
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