Un video che sembra una beffa nei confronti di chi in questi mesi ha firmato un provvedimento di scarcerazione ad Airola, consentendo a Checco ‘o nano di finire all’interno di una comunità. Una vicenda raccontata ieri da Il Mattino, che ha fatto immediatamente aprire una inchiesta perché il tribunale dei minori vuole rimandarlo in carcere. A partire dal prossimo quattro luglio, F.P.C., assieme ad altri due presunti complici, è atteso dinanzi al giudice per rispondere del tentato omicidio di Arturo in via Foria lo scorso 17 dicembre. Stessa accusa rivolta a un quarto minore, un quattordicenne non imputabile legato a un clan della Sanità.
Quel video, pubblicato dal Il Mattino, è stato registrato da un telefono cellulare da un compagno di stanza di “Checco ‘o nano” e ritrae l’imputato in una scena divertita e beffarda, mentre parla della sua condanna, che non risponde a quella risposta positiva da parte del ragazzino dopo i primi mesi di reclusione in un carcere avellinese.
Nelle immagini del video acquisito dalle forze dell’ordine compare il testo “mio frate torna presto tutto passa si o kiu fort”, frase che sembra rivolta ad un altro minore, indicato come protagonista dell’omicidio di Agostino Di Fiore a Coroglio. Un incoraggiamento attraverso i social nei confronti di chi, armato, si è recato nei pressi di una discoteca per regolare i conti con chi aveva aggredito l’amico.
Difeso dal penalista Emireno Valteroni, F.P.C., “Checo ‘o nano”, ha sempre negato le accuse. Diverso però è il quadro che emerge da alcune intercettazioni e dalla confessione di altri due complici: Checco sembra infatti motivato a mantenere la consegna del silenzio, a negare anche l’evidenza pur di non coinvolgere un giovane complice legato a una famiglia di camorra della Sanità. Scenario che ora fa i conti con quelle frasi registrate nel video, quelle in cui F.P.C. si mostra sprezzante nel simulare una condanna, parlando divertito degli anni della sua condanna. Intanto, ieri Maria Luisa Iavarone, la mamma di Arturo, ha chiesto la revoca della misura attenuata e il ripristino del carcere per l’aggressore di suo figlio. “Ma possibile che in una comunità di recupero vengano usate connessioni internet che potenzialmente mettono in contatto minori in attesa di processo con il proprio retroterra di appartenenza?”, si chiede la mamma di Arturo. Maria Luisa Iavarone stenta a crederci. Il video glielo ha mostrato Arturo, che ha reagito malissimo, avvisato dai suoi compagni di classe nel tentativo di preservarlo da un’altra violenza.
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