Confermate, dalla Cassazione, le accuse di sequestro di persona per i diciassette operatori sanitari dell’ospedale di Vallo della Lucania – sei medici che rispondono anche di falso ideologico, e undici infermieri – nella tragica vicenda della morte di Francesco Mastrogiovanni, il maestro elementare di Pollica, frazione di Acciaroli, cittadina sulla costiera del Cilento, morto dopo oltre ottanta ore di trattamento sanitario obbligatorio, quattro giorni di agonia durante i quali – come e’ stato documentato dalle telecamere di sorveglianza dell’ospedale San Luca – era stato tenuto legato mani e piedi nel reparto di psichiatria del nosocomio lucano, e tenuto a digiuno. Per tutti gli imputati la pena e’ sospesa, perche’ si tratta di condanne inferiori ai due anni di reclusione, come gia’ deciso dalla Corte di Appello di Salerno con sentenza del 15 novembre 2016. In appello, i magistrati annullarono le assoluzioni degli infermieri e affermarono anche la loro responsabilita’ per quanto accaduto a Mastrogiovanni, sottoposto a trattamento sanitario coatto su disposizione dell’allora sindaco di Acciaroli, Angelo Vassallo, morto in seguito in circostanze mai chiarite nonostante anni di indagini. Ad emettere il verdetto della Suprema Corte e’ stata ieri la Quinta sezione penale che ha disatteso le richieste della Procura generale che, in una lunga requisitoria, aveva chiesto l’annullamento con rinvio per un nuovo esame dei reati contestati dando l’indicazione di alleggerire la posizione del personale medico che ha lasciato che la vittima morisse. Tra circa un mese verranno depositate le motivazioni della attesa decisione degli ‘ermellini’ che punta il dito contro questa pratica sanitaria molto controversa e di non rara applicazione. A portare avanti la battaglia giudiziaria nei confronti dei camici bianchi e’ stata Caterina Mastrogiovanni, sorella di Francesco, con il sostegno dell’associazione ‘A buon diritto’ di Luigi Manconi
Articolo pubblicato il giorno 21 Giugno 2018 - 21:24