Fa due cose, Ronaldo, che riassumono il match. Esulta, dopo il quarto gol. E a fine primo tempo non aspetta di essere nemmeno nel tunnel per esprimere il suo disappunto al c.t. Fernando Santos. Ha ragione in entrambe: il Portogallo vince, va a 4 e può far festa. Però non fa granché per piacere, convince poco, mostra passi indietro rispetto alla partita con la Spagna. I campioni d’Europa per ora sono a traino del loro numero 7: Bernardo Silva, designato secondo violino, non si innesca, Guedes corre e basta, Joao Mario non è lontano da quello visto a Milano. I centrali, stagionati, a volte barcollano ma restano sempre in piedi: Pepe e Fonte, due filibustieri. Il Marocco invece alla fine fa una cosa sola: piange. È eliminato dal Mondiale, verdetto che non concede attenuanti e che è oggettivamente severo dopo due gare in cui non raccoglie nulla, avendo però seminato discretamente.
E meno male che Diego Costa era l’intruso, il “puntero” vecchia maniera che nulla c’entrava con la Spagna dei prestigiatori. C’è ancora il marchio del bomber dell’Atletico sul Mondiale della Roja: con un po’ di fortuna, insacca il suo terzo centro nel torneo e firma l’1-0 all’Iran, che vale l’aggancio al Portogallo in vetta al gruppo B. Senza di lui, sarebbero stati guai. A Tabarez basta l’1-0 firmato dal Pistolero nel primo tempo. L’Uruguay va agli ottavi. I sauditi migliorano rispetto al debutto ma collezionano la seconda sconfitta di fila, causata da un’uscita a vuoto del portiere Al Owais.