Ha cercato di comprare il silenzio delle mamme Anna Porrari, la superiora dell’ istituto “Santa Teresa del Bambino Gesù” di San Marcellino in provincia di Caserta. “Stai zitta, non parlare, è una vergogna anche per te. Io ti do i soldi, basta che non dici niente. E poi ti assicuro che non succederà più”. E’ il tentativo della madre superiora di nei confronti di un genitore che protesta per le violenze che il figlio ha ricevuto tra i banchi dell’asilo gestito dall’istituto religioso. Tra accuse reciproche, da una parte i bambini e dall’altra le suore, i genitori sono andati fino in fondo. Da ieri l’istituto è chiuso. I genitori, attraverso Whatsapp, sono stati avvisati della chiusura della scuola con un messaggio. “Vi avviso che la scuola domani sarà chiusa per alcuni imprevisti”, a scriverlo è suor Josi. Poco prima i carabinieri avevano notificato le ordinanze di sospensione. Le accuse nei confronti delle religiose sono gravissime. Tirate di capelli, schiaffi, spintoni, botte sulla testa, percosse nelle parti intime per alcuni dei piccoli. Inoltre i bimbi “vivaci” venivano rinchiusi in una stanza al buio, chi invece rifiutava di mangiare era costretto ad ingoiare il cibo caduto per terra. A denunciarlo quattro dei 19 alunni. Così alcuni genitori si presentano a scuola per chiedere spiegazioni. “I bambini dicono le bugie, non dovete credere a ciò che raccontano”: sono le parole della superiora alle mamme e ai papà che si presentano in convento a chiedere spiegazioni. Così dopo la prima denuncia i militari entrano nell’asilo e piazzano le telecamere. E dalle immagini delle telecamere di videosorveglianza che si ha una svolta nelle indagini. “Cattive come streghe”, è questa la descrizione giudiziaria. Secondo l’altra parte, le suore, queste “sono tutte menzogne” quelle che si leggono nell’ordinanza di custodia cautelare che ha sospeso per un anno dall’attività di insegnamento suor Josi e suor Loyola oltre alla madre superiora Anna Porrari. La Procura di Napoli Nord ha chiesto l’arresto per la superiora ritenendo che poteva fermare la violenza ma non l’h fatto. Il giudice per le indagini preliminari ha deciso di non mandare ai domiciliari nessuna delle quattro religiose ritenendo che basti impedire loro la frequentazione dei bambini.
Articolo pubblicato il giorno 29 Giugno 2018 - 08:44