“Siamo stati mandati in Parlamento come forza politica dal 32% del Paese per realizzare una misura che si chiama Reddito di Cittadinanza. Questo strumento crea tante giuste obiezioni perché non lo conosciamo. Devo dire che c’erano obiezioni anche nell’altra forza politica con cui condividiamo questo governo ma poi gliel’ho spiegata: l’obiettivo non è quello di dare soldi a qualcuno per starsene sul divano”. Lo afferma davanti alla platea della Uil il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio. “L’obiettivo è un altro – aggiunge Di Maio – è dire con molta franchezza ‘tu hai perso il tuo lavoro perché quel settore è finito oppure si è trasformato, adesso ti è richiesto un percorso per formarti, riqualificarti ed essere inserito nei nuovi settori su cui stiamo facendo degli investimenti e dobbiamo fare degli investimenti. Ma siccome ha dei figli, mentre ti formi e lo Stato investe su di te io ti do un reddito di, in cambio tu dai al tuo sindaco ogni settimana 8 ore lavorative gratuite di lavori di lavori di pubblica utilità’. Questo è uno strumento che ovviamente può muovere tante obiezioni, però io ci credo molto e dobbiamo farlo insieme”. “Chiedo anche a voi – si rivolge il ministro alla platea della Uil – una mano perché sul Reddito di Cittadinanza non arretreremo e ci metteremo insieme come forze politiche e con le forze sociali per realizzarlo senza che ci siano degli abusi, perché la vera grande questione è la riconversione di chi oggi ha bisogno di essere riqualificato e reinserito lavorativamente”. Ieri Di Maio aveva annunciato l’obiettivo di varare il provvedimento entro il 2018 con i fondi europei, ma oggi il ministro dell’Economia Giovanni Tria frena a margine dell’Ecofin a Lussemburgo, sottolineando che per quest’anno “i giochi sono fatti” e “ci muoveremo su interventi strutturali che non hanno costi ma sono importantissimi come far decollare gli investimenti pubblici”. Tria ha spiegato inoltre che ridurre deficit e debito non risponde soltanto al “problema della discussione con l’Ue ma a percorsi che l’Italia deve seguire nel proprio interesse, considerando che è un’economia aperta che si muove su mercati finanziari globali. Il vero vincolo al nostro operare è dettato da questo, non dalle regole della Commissione Ue”.
Articolo pubblicato il giorno 22 Giugno 2018 - 18:26