Denaro e altre utilità in cambio di informazioni e favori che arrivavano direttamente dai palazzi di procura e questura. Queste le accuse nei confronti delle otto persone che ieri sono finite in carcere a Roma e una è stata sottoposta a misura interdittiva nell’ambito di un’operazione che ha coinvolto sette poliziotti e una funzionaria di piazzale Clodio. Al centro dell’inchiesta l’imprenditore Carlo D’Aguano, da tempo attenzionato dalla Direzione distrettuale antimafia per una serie di attività legate alle sale giochi e presunti contatti con la camorra. Le altre sette persone sono tutte accusate di aver fornito a D’Aguano una serie di servizi e informazioni sulle inchieste in cui era coinvolto: in manette sono finiti una coppia, funzionaria in procura lei, poliziotto presso l’ufficio scorte della questura lui, cui si aggiungono D’Aguano, due poliziotti del Commissariato Fidene e tre del reparto volanti.I sette, secondo l’ipotesi investigativa, assicuravano aiuto all’imprenditore indagato per riciclaggio di denaro sporco: la funzionaria della procura, Simona Amadio, impiegata nella segreteria di un procuratore aggiunto, insieme al compagno, operativo presso l’ufficio scorte della questura, forniva informazioni ottenute consultando la banca dati su registro indagati e intercettazioni. Gli altri poliziotti offrivano aiuto a più livelli e servizi di ‘vigilanza’ nei locali dell’imprenditore. Tutti ricevevano in cambio utilità di vario genere: dal denaro, all’acquisto e riparazioni di auto a prezzi scontati fino alla promessa di quote societarie.Simona Amadio era stata candidata alle ultime comunali con la Lega, nella lista ‘Noi per Salvini’. La donna, 50 anni, era, per sua stessa ammissione la ‘talpa’ in procura a servizio di D’Aguano.”Io, Carlo, me lo voglio tenere – diceva l’arrestata parlando dell’imprenditore in questione con il compagno – allora tu devi pensare, amore, che, come tutti gli impiccioni, lui c’ha amici poliziotti”.”Allora la talpa in procura…..- aggiungeva la donna, intercettata – lui (D’Aguano ndr) la prima cosa che mi ha chiesto è ‘mi posso fidare?’ A lui gli serve un appoggio in procura, cioè qualcuno che va ad aprire e va a vedere”.Tra i poliziotti finiti a Regina Coeli c’è anche Francesco Macaluso, 38 anni, di recente premiato per aver salvato un ragazzo mentre tentava il suicidio lanciandosi dal sesto piano di un palazzo. E non è stato il primo salvataggio da parte di Macaluso: parlando con i giornalisti in quell’occasione disse che era la quinta volta che aveva salvato una vita, “tutti uomini”.
“Quella cosa li’ in ufficio sta andando, si sta risolvendo, tu qualsiasi cosa ti serve, lo sai, io sto a disposizione”. Cosi’ la cancelliera in servizio alla Procura di Roma, Simona Amadio, diceva all’imprenditore Carlo D’Aguano in una conversazione, intercettata, del 2 gennaio scorso. Scrive il gip Cinzia Parasporo nell’ordinanza cautelare in carcere firmata per i due e per altri sei poliziotti: “D’Aguano le chiedeva di vedersi e se l’indomani lavorasse e Amadio diceva che la mattina dopo sarebbe stata in ufficio e che ci sarebbe stata pure Martina Fedeli (altra collega della sua segreteria in Procura, ndr) “ma quella meno cazzi sa e meglio e’ insomma, pero’, insomma, comunque sto in ufficio, sono operativa. Per il gip, “la dichiarata piena disponibilita’ dell’Amadio nei confronti del D’Aguano trovava attuazione pochi giorni dopo. Infatti – si legge nel provvedimento – gli accertamenti effettuati sugli accessi eseguiti dalla pubblica dipendente, utilizzando le proprie credenziali, al SICP (il Sistema informativo della cognizione penale) evidenziavano che la stessa il 9 gennaio 2018 vi aveva fatto accesso per interrogare il nominativo di D’Aguano Carlo. E nella circostanza Amadio aveva avuto riscontro dell’esistenza del procedimento penale 30521/17 (registro generale notizie di reato), di cui questo procedimento costituisce stralcio, iscritto nei confronti di D’Aguano, carpendo altresi’ i nominativi degli altri indagati, i reati iscritti, l’organo di polizia giudiziaria delegata, il pm inquirente e lo stato del procedimento. Il giorno prima, D’Aguano e Amadio si erano incontrati presso la citta’ giudiziaria dopo essersi contattati reciprocamente mediante degli squilli”. In un passo dell’ordinanza sempre il giudice ricorda che la cancelliera, “in quanto addetta alla segreteria di un procuratore aggiunto, con le sue credenziali (utenza e password) puo’ operare ricerche e in alcuni casi puo’ procedere a modifiche, su tutti i fascicoli iscritti presenti nel registro, sia in corso di istruttoria sia definiti per la Procura, salvo quelli per i quali il pm abbia emesso un provvedimento di secretazione”. E la Amadio avrebbe avuto accesso al registro informatico persino “per visualizzare le pendenze del fornitore di sostanze stupefacenti/anabolizzanti del proprio compagno” senza che cio’ “abbia a che vedere con le pubbliche funzioni dell’indagata”.
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