Per entrare nelle “stanze” dove scambiare il materiale pedopornografico bisognava seguire le indicazioni rivelate dalle ‘foto-profilo’ e dagli ‘status’ degli altri utenti del web. Individuato un “socio”, iniziava una conversazione generica a cui seguiva poi un’attesa dentro un’anticamera virtuale. Solo al termine di questo passaggio obbligato era possibile accedere a un mare di foto e video che ritraevano bambini costretti a violenze di ogni tipo. La modalita’ di scambio emerge da ‘Ontario’, l’indagine contro una rete di pedofili condotta dal Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazioni per la Lombardia che ha portato all’arresto di 4 persone e alla denuncia per altre 18, quasi tutti insospettabili, dagli studenti di 25 anni ai pensionati di quasi 70. E’ stato scelto ‘Ontario’, come il nome della provincia centro-orientale del Canada, perche’ l’indagine e’ nata proprio li’ circa un anno fa ma in breve le autorita’ canadesi si sono accorte che c’erano decine di persone impegnate negli scambi anche in Italia e hanno iniziato una collaborazione con i colleghi italiani, coordinati dalla Procura di Milano. In manette tre disoccupati (un 25enne preso a Latina, un 46enne a Bologna, un 30enne a Napoli) e un impiegato (un 30enne catturato a Torino ed ora in carcere). Di questi il venticinquenne ha avuto i domiciliari, mentre gli altri due disoccupati sono stati scarcerati con obbligo di firma. Quattro dei 18 indagati hanno precedenti specifici mentre tutti gli altri sono definiti dagli investigatori “persone comuni”. Ora rischiano pene dai 3 ai 6 anni. La collaborazione internazionale e’ stata fondamentale, attraverso il coordinamento specialistico del ‘National child exploitation coordination center’ le informazioni sono arrivate direttamente agli investigatori della Postale che hanno cosi’ iniziato un lavoro di analisi e individuazione degli indirizzi Ip. Sono stati controllate oltre 15mila connessioni che si muovevano utilizzando “Kik Messenger”, un’app di messaggistica per smartphone legale che pero’, come spesso accade in questo tipo di reati, era stata trasformata in una piazza virtuale per lo scambio nel completo anonimato. I membri non conoscevano l’identita’ dell’altro e tutti tentavano di mascherare i propri riferimenti servendosi di connessioni libere in strada o accedendo al wi-fi di persone ignare. Tra marzo e giugno sono state effettuate 22 perquisizioni in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Campania e Marche, durante le quali sono stati sequestrati 26 smartphone, 7 computer portatili e 18 hard disk con una capacita’ totale di 10 terabyte. In tutto sono state trovate oltre 20mila immagini tra video e foto pedopornografici, per lo piu’ materiale realizzato in Sudamerica e Asia gia’ noto agli investigatori perche’ gira da anni in rete.
Articolo pubblicato il giorno 20 Giugno 2018 - 22:08