foto di repertorio
Antonio Russo e Vincenzo Cimmino, due dei tre italiani scomparsi lo scorso anno in Messico, furono prelevati da alcuni poliziotti in prossimita’ di un distributore e condotti in una localita’ di montagna dove ad attenderli c’era il vice capo della polizia di Jalisco, Hilario Farias Mejia, e don Angel, personaggio del posto piuttosto noto, ritenuto legato alla malavita locale, che viene descritto in maniera precisa dai poliziotti: “era a bordo di un Suv rosso senza targa, ben vestito e con un dente di platino”. Emergono altri particolati, dalle 22 pagine dei verbali dell’inchiesta sulla sparizione in Messico di Raffaele e Antonio Russo, e Vincenzo Cimmino, di cui non si hanno piu’ notizie dallo scorso 31 gennaio. I due cugini stavano cercando Raffaele Russo, padre di Antonio e zio di Vincenzo, sparito nel nulla qualche ora prima. E’ grazie a un messaggio whatsapp di Antonio, inviato al fratello Francesco, che ora si sta battendo come un leone per avere notizie dei suoi congiunti, che si e’ venuti a conoscenza del coinvolgimento di agenti della polizia locale almeno nelle sparizioni di Antonio e Vincenzo. Secondo quanto emerge dai verbali degli interrogatori dei quattro agenti arrestati, tre dei quali rinviati a giudizio, una volta arrivati all’appuntamento don Angel avrebbe anche fatto capire di sapere dove si trovasse Raffaele. Agli agenti infatti dice: “ora li prendiamo, li portiamo dov’e’ l’altro italiano”. Appare quindi centrale nella vicenda della scomparsa dei tre napoletani il ruolo svolto dai vertici della polizia ma anche di don Angel. Al momento, pero’, risultano ricercati i vertici della polizia di Jalisco, tra cui Farias, ma nessuna misura cautelare e’ stata emessa nei confronti di don Angel.
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