Ha aspettato che calasse il buio per comparire davanti al pubblico e non ha tradito le attese: Liberato, il fantomatico artista napoletano emerso nel 2017 con le canzoni ‘Nove maggio’ e ‘Tu t’e scurdat’ ‘e me’, e’ arrivato ieri a Milano per un concerto gratuito che ha radunato 6mila persone alla Barona. L’evento era molto atteso, e le prenotazioni sono andate in fumo in poco tempo, dopo che lo scorso 9 maggio Liberato aveva richiamato una cifra stimata di 20mila persone sul lungomare Caracciolo di Napoli: numeri che hanno motivato il dispiegamento di forze dell’ordine intorno all’area, gia’ dal pomeriggio. Ma anche le poche migliaia di Milano sono bastate per far ruggire quei versi anglo-napoletani che intrecciano neomelodico, R&B, hip-hop e dance con forti eredita’ liriche della canzone partenopea. Dopo il dj-set di Bawrut, sono partiti veri e propri cori da stadio per l’idolo incappucciato, simbolo di una Napoli nuova: cantando ‘Ho visto Maradona’, riadattata per Liberato, si manifesta una mistica della presenza, tanto piu’ forte quanto piu’ viene esaltata l’assenza dell’artista, l’enigma della sua identita’ che l’ha fatto paragonare a Daft Punk, Elena Ferrante e Banksy. Al di la’ del carisma maturato tra campagne marketing. Arrivate ieri perfino alla star animata di Netflix, Bojack Horseman: “Liberato è ovviamente tre ragazzini accatastati uno sopra l’altro sotto un trench, un po’ come qualcun altro che era ovviamente tre ragazzini accatastati l’uno sull’altro che non si vede in giro da qualche tempo, sono l’unico che ha messo insieme i pezzi?” ha twittato BoJack Horseman, protagonista della dissacrante serie Tv Netflix. Il post, accompagnato da una vignetta che ritrae Liberato in concerto, ricondurrebbe l’identità del misterioso cantante a “Vincent Uomoadulto”, uno degli iconici personaggi dello show. La foto è stata pubblicata anche sull’account Facebook di Netflix, dove si legge: “Liberato è chiaramente un adulto che fa cose da adulti.” . Ma al di la’ dei tam tam social, in 47 minuti di show ieri Liberato ha dimostrato solide basi musicali: tanto basta perche’ le migliaia di presenti si perdano nelle sei canzoni, piccoli fenomeni da 40 milioni di visualizzazioni, che se non hanno lasciato traccia nelle classifiche hanno creato un seguito forte. A introdurre e accompagnare l’artista con i loro drum pad sono due ‘cloni’, ugualmente incappucciati e coperti da fazzoletto sul volto: le percussioni elettroniche, cosi’ come le basi rimodellate live e gli inserti tastieristici di Liberato, allargano i pezzi, mutandoli senza trasfigurarli. Poche parole per il pubblico (“Ue’ milane'”) e tanti gesti per incitarlo, e Liberato si butta nel live partendo da ‘Nove maggio’, sommersa dai cori. Quindi e’ la volta di ‘Intostreet’ e ‘Je te voglio bene assaje’, ultimi singoli usciti in tandem che completano un arco narrativo romantico e disperato: una storia di amori tra ceti e mondi diversi, immortalata nei video di Francesco Lettieri, il cui protagonista ricorrente Adam Jendoubi peraltro era presente. L’identita’ di Liberato resta un mistero gelosamente custodito, ma la cadenza soul sul piano elettrico nell’ultima canzone e l’uso sicuro del sustain piu’ avanti svelano le doti da esperto musicista, forse ancor piu’ che cantante. La gestione del palco e’ solida, merito anche del concept visuale semplice ma chiaro, un cerchio luminoso che riprende i motivi atmosferici del canzoniere napoletano (campo stellato, astro d’argento, sole al tramonto) o abbaglia come un flash nel light design psichedelico di Martino Cerati. Tutto cio’ funziona in particolare nel secondo atto piu’ danzereccio, quando ‘Gaiola portafortuna’ e ‘Me staje appennenn’ amo” vengono estesi e trasformati in una sequenza di drop e cori lunga 17 minuti. Canti che si levano fino a coprire la voce di Liberato nella chiusa ‘Tu t’e scurdat’ ‘e me’, quando con il pugno alzato l’artista scompare in una nuvola di fumo proprio come era arrivato.
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