Da meno di una settimana sulle colonne di questo sito abbiamo scritto che alcune, forse troppe, scoperte pompeiane recenti presentano il valore illusorio del tarocco cartomantico “made in scavi di Pompei”.
Ma di esse grondano la stampa, i media e i loro echi populisti sui social di Internet…
E tutto fa il brodo dell’apparenza senza essenza. Insomma apparire è meglio di essere? Sembra di sì per quanto riguarda gli Scavi di Pompei, i suoi scavi, le sue scoperte, i suoi restauri. Forse.
Ma di certo non sempre!
Nello stesso articolo avevo scritto anche che i restauri fatti dal GPP avrebbero presto parlato
da soli…
Ma non datemi del menagramo. E non grattatevi i gioielli di famiglia.
Non avrei infatti mai immaginato che quei restauri parlassero così presto.
L’altro giorno nella casa di Championnet è crollata a terra una colonna a terra, perché un turista vi è inciampato. E pare che, inciampando, si sia appoggiato con forza ad essa…. Rotolando a terra insieme ad essa!
Almeno questa la versione filtrata dalle porte chiuse del Parco Archeologico…
Un paio di anni fa su questo crollo si sarebbero consumate tonnellate di inchiostro.
Sul tema: Pompei cade a pezzi!
Oppure: La camorra dietro i crolli? Sono titoli che tutti ricordiamo bene. Sono stati il coro di certa stampa asservita e compiacente – o almeno non consapevole -che correva in soccorso dei nuovi vincitori, arrivati a Pompei per celebrare i fasti governativi.
Ma una domanda, anzi molte domande ci frullano in testa, se è vero che la casa di Championnet, che ospita la colonna in questione è stata riaperta al pubblico da appena un anno.
La “casa della colonna caduta” è stata restaurata prima della sua riapertura al pubblico? E… chi ha fatto i Lavori di restauro?… Chi li ha diretti?… Chi li ha” assistiti?… E poi chi li ha collaudati?… E, per chiudere, chi li ha pagati?
Di quella casa i rumors già sussurravano di reti elettriche d’annata, esempio di archeologia industriale, portate in discarica – e comunque smantellate – senza riguardi. Ma i proclami sulla avanzata del Grande Progetto Pompei assordavano e assorbivano ogni altra voce fuori dal coro degli osanna. (Nomen omen?) Dobbiamo concludere che oggi si pone il problema di una verifica statica dei lavori eseguiti e collaudati?
O si lascia tutto agli echi della stampa?
Certo, è solo un incidente. Capita. Ma la la colonna in quali condizioni di precario equilibrio era? Gli imponenti lavori di restauro e le costose soluzioni di copertura adottate nella Casa avevano bypassato la colonna? E la documentazione del rilievo cosa segnalava? Lo strutturista aveva tenuto conto delle colonne come strutture isolate? E le colonne erano ancorate alla base sì o no? Nel peristilio ce sono altre simili?
Non si conosce che tipo di impatto sia stato esercitato sulla colonna per farla cadere, ma si pone il problema della sicurezza dei luoghi visitati dai turisti. O no? È troppa poca roba per il Grande Progetto Pompei, ridotto a fare lavori senza proclami?
Nel caso della “colonna caduta” però un ulteriore comunicato di Osanna ha sottolineato la efficienza solerte dei tecnici che hanno prontamente ripristinato la colonna. Insomma il “Proclama” è stato fatto comunque.
Ma basta?
Osanna ha parlato di “imprevedibilità di situazioni all’interno del Parco Archeologico”. Giusto, ma ovvio e noto a tutti gli addetti ai lavori.
Lapalisse avrebbe detto piu o meno lo stesso.
Dal Direttore Generale del Grande Progetto Pompei è lecito attendersi un filino di più. O no?
Federico L.I. Federico
Articolo pubblicato il giorno 25 Giugno 2018 - 10:07