Cronaca Giudiziaria

Cosimo Di Lauro come don Pietro di Gomorra: finto pazzo per uscire dal carcere duro

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Come il don Pietro Savastano di Gomorra che si finse pazzo per evadere dal carcere, o meglio è stato il don Pietro della fiction di Sky a prendere spunto dalla condizione carceraria del sanguinario boss Cosimo Di Lauro, figlio di “Ciruzzo o’ milionario”. Il boss è detenuto in regime di carcere duro da 12 anni ad Opera a Milano e rifiuta contatti e colloqui con i familiari. Domani sarebbe dovuto comparire in video conferenza al processo in Corte di Assise a Napoli perchè accusato di essere il mandante dell’omicidio di Mariano Nocera, il vero agguato che diede inizio alla prima sanguinaria faida di Scampia a cui fece seguito il duplice omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salierno prima della lunga scia di sangue. Non ci sarà Di Lauro mantenendo fede al suo comportamento di “isolato”. Per i giudici è una strategia che mira ad ottenere l’attenuazione del regime di carcere duro. Per i suoi avvocati potrebbe essere affetto di una grave patologia psichiatrica. Lo scontro tra accusa e difesa sta andando avanti da tempo a suon di consulenze medico-specialistiche. Per il momento “Cosimino” ha sulle spalle una condanna a 30 anni di carcere ma ci sono altri processi in corso a cominciare da quello di domani per l’omicidio Nocera (per questo omicidio è stato raggiunto in carcere nell’ottobre scorso da un’ordinanza cautelare).

E’ stato il pentito Gennaro Notturno o’ sarracino, uomo della scissione, a svelare alcuni retroscena inediti di quell’omicidio e a chiarire che fu quella la scintilla che fece scoppiare la guerra. Prima di lui lo avevano fatto altri due eccellenti come Giovanni Piana e Pasquale Riccio.  Ecco cosa ha messo a verbale il collaboratore di giustizia nell’interrogatorio il 18 maggio 2017.
“Giovanni Piana e il cognato Pasquale Riccio stavano spesso insieme a un certo Mariano, che di cognome faceva Nocera, poi ammazzato davanti al bar- caffetteria detto “dei cafoni” perché era frequentato dagli Abbinante, da Antonello Montanino e Claudio Salierno. Mariano Nocera venne ucciso perché a sua volta aveva commesso l’omicidio di un assicuratore fuori al bar “Zelinda”. Nocera commise l’omicidio senza alcuna autorizzazione, che in quel momento avrebbe dovuto dare Cosimo Di Lauro, attesa l’epoca dei fatti, prima della faida del 2004. Dopo il delitto io mi incontrai con Fulvio Montanino, Antonello Montanino, Claudio Salierno e Arcangelo Abete giù alle “Cappe”. Gli Abbinante avevano perdonato Nocera per l’omicidio non autorizzato e avevano avuto la garanzioa da Cosimo Di Lauro che sarebbe stato “risparmiato”. Per cui l’avevano fatto scendere dal luogo in cui si era nascosto, ma Nocera fu ammazzato dal gruppo di fuoco dei Di Lauro per ordine di Cosimo Di Lauro. A quel punto io e Arcangelo Abete andammo alle “Cappe” per sapere da Fulvio Montanino perché era stato ammazzato Nocera nonostante la parola data e lui mi rispose: “lo chiedi a me? Chiedilo a Cosimino che ha dato l’ordine. Antonello Montanino ci spiegò la dinamica, dicendo che era stato lui a sparare mentre Salierno aspettava fuori. Nocera stava prendendo il caffè”.
Anche Giovanni Piana ha parlato di Mariano Nocera. “Da poco era entrato a far parte del clan Abbinante. Nocera si era reso responsabile, circa un mese prima di essere ucciso, dell’omicidio di Vincenzo Arciello, commesso nei pressi di un bar. Nocera l’aveva commesso da solo ed era stato motivato dal fatto che aveva consegnato ad Arciello 200 grammi di cocaina che non gli erano stati pagati”.

Il 18 marzo 2015 Pasquale Riccio è stato il primo collaboratore di giustizia a parlare dell’omicidio di Mariano Nocera, svelandone il presunto retroscena. Lui e il cognato Giovanni Piana si erano recati a casa di “Cosimino” dopo che quest’ultimo aveva convocato Vincenzo Mazzocchi o’ scotch, il quale si era rifiutato di andarci. In quel periodo c’era fibrillazione tra tutti gli aderenti alla cosca Di Lauro, soprattutto tra i “vecchi”: infatti gli Amato-Pagano e altre famiglie di malavita volevano staccarsi dal clan di cupa dell’Arco, non concordando sui metodi e l’organizzazione voluta dal figlio del boss Paolo Di Lauro o’ milionario. Ecco alcuni passaggi delle dichiarazioni di Riccio: “Disse Cosimo che lui, ritenendosi il capo assoluto, doveva essere messo al corrente di ogni cosa prima che accadesse e che Mariano Nocera aveva sbagliato. Cosimo ci disse che aveva dovuto dare l’ordine di ucciderlo per dare un esempio a tutti gli affiliati in quanto aveva commesso l’omicidio Arciello senza avvisare nessuno e che comunque gli dispiaceva veder morire ragazzi così giovani”.

 


Articolo pubblicato il giorno 3 Giugno 2018 - 09:28

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