“Negli ultimi anni sul fronte dell’anticorruzione l’Italia ha fatto grandi passi avanti come non avveniva da tempo e senza nascondere la spazzatura sotto il tappeto”. Quando Raffaele Cantone, il presidente dell’Anac, pronuncia queste parole nel corso di un convegno alla Luiss, ha da poco ricevuto la telefonata del premier Giuseppe Conte. La chiamata e’ arrivata nel primo pomeriggio; e proprio mentre era in corso il seminario, Cantone ha lasciato il tavolo dei relatori e si e’ allontanato qualche minuto per rispondere alla chiamata. C’e’ cosi’ stato il disgelo dopo la ‘frizione’ di ieri, quando il premier, nel suo intervento alla Camera, aveva pronunciato parole che erano suonate critiche sul ruolo dell’Autorita’, dopo le quali dall’Anac era filtrata una reazione pacata nel tono, ma chiara nel contenuto. Un episodio che ha suscitato le reazioni del Pd, con Michele Anzaldi che ha parlato di “grave attacco all’Anac e a Cantone” e Matteo Orfini che ha twittato: “Secondo questo governo il problema non e’ la corruzione ma l’Anac”. Sostegno e’ arrivato anche dal segretario nazionale Maurizio Martina. La frizione, che forse e’ stata piu’ mediatica che reale, e’ servita pero’ a definire da subito i rispettivi ‘pesi’. Ai cronisti che alla Luiss gli chiedevano se continuera’ a fare anticorruzione, Cantone ha risposto: “Certamente, il mio incarico scade nel 2020”. Si sente sotto assedio? “No, sono tranquillo”. Poco dopo la telefonata chiarificatrice di Conte per superare i fraintendimenti, nel corso della quale – ha fatto sapere Palazzo Chigi – entrambi “hanno convenuto sulla necessita’ di rafforzare la lotta alla corruzione, individuando specifici percorsi di legalita’ nell’ambito della Pubblica Amministrazione, operando, tuttavia, una semplificazione del quadro normativo vigente, in modo da consentire il riavvio degli investimenti nel settore dei contratti pubblici”. Una chiacchierata “cordiale” tra due rappresentanti delle istituzioni – ma anche due uomini di legge, l’uno magistrato, l’altro avvocato, che non hanno avuto occasione di conoscersi in passato per ragioni legate al lavoro – da cui emerge la volonta’ di collaborare, ma anche l’intenzione del governo di procedere a snellire alcune procedure. E qui il pensiero corre al nuovo Codice appalti. Il vice premier Luigi Di Maio da Napoli non e’ stato tenero, lo ha definito “complicato e illeggibile” e ha detto che “sta bloccando il Paese”. “Ne prendo atto – ha replicato Cantone – Del Codice ho parlato col ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli e a lui ho detto cosa penso”. Il tema, infatti, e’ stato al centro di un incontro tra i due, al termine del quale il ministro ha rimarcato che nei lavori pubblici c’e’ stata troppa corruzione e bisogna ripartire con piu’ “rigore etico”. “Il mio Ministero intende aprire un tavolo di confronto per le migliorie legislative che servono. Cercheremo la massima collaborazione con Anac, nella convinzione che bisogna voltare pagina rispetto ai troppi scandali del passato”. Ma e’ necessaria una “reale semplificazione”, “a favore soprattutto degli enti locali” per far “ripartire gli investimenti e liberare le energie del Paese”.
Articolo pubblicato il giorno 7 Giugno 2018 - 20:20