Tre persone, ritenute esponenti del clan camorristico Mele, attivo nel quartiere napoletano Pianura, sono le destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del tribunale partenopeo su richiesta della locale Dda. I provvedimenti restrittivi sono stati eseguiti dagli agenti della Squadra mobile napoletana nei confronti di Giuseppe Mele, Salvatore Mele e Antonio Bellofiore, tutti già detenuti e ritenuti responsabili, in concorso, dell’omicidio pluriaggravato di Vincenzo Birra commesso a Napoli, nel quartiere Pianura, nella notte tra il 13 e il 14 luglio 2013. I reati contestati agli indagati sono omicidio, detenzione e porto illegale di arma comune da sparo, aggravati dalle modalità mafiose. Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, in maniera particolare quelle di Raffale dello Iacolo detto toc toc riscontrate dalle indagini svolte dalla Squadra mobile e coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia, hanno consentito di far piena luce sul movente dell’efferato delitto, sui mandanti e sugli esecutori materiali, destinatari del provvedimento restrittivo. Secondo l’ipotesi accusatoria, la decisione di uccidere Birra fu presa dai fratelli Mele, all’epoca dei fatti capi indiscussi dell’omonima organizzazione criminale, che avevano deciso di punire la vittima, colpevole di aver rivelato a persone estranee al clan la sua partecipazione all’omicidio di Fosco Di Fusco, commesso in concorso con altri affiliati al clan Mele.
“Qualche giorno fa mio figlio mi ha confidato di aver partecipato, quale esecutore materiale, all’omicidio di Di Fusco Fosco, detto Foschetto, ucciso a Pianura il 28 giugno scorso, senza aggiungere altri particolari”. Era una mamma disperata Giuseppina Delfino.Fu interrogata dalla polizia nell’immediatezza dell’omicidio del figlio Vincenzo Birra, affiliato al clan Mele di Pianura ucciso il 17 luglio del 2013. La donna sperava di poter dare informazioni utili per trovare subito gli assassini del figlio e spiegò agli invesigatori: “…so che mio figlio ultimamente frequentava Catone Antonio, Arillo Vincenzo, i fratelli Giuseppe e Salvatore Mele, Bellofiore Antonio Aversano Luigi ed altri di cui non ricordo il nome; era solito frequentare spesso il civico 93 di via Napoli, ovvero la zona del cosiddetto quadrilatero”. Questo particolare racconto da brividi è contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Tommaso Parrella che ha portato in carcere 28 tra boss e gregari dei clan Pesce-Marfella e gli scissionisti dei Mele a Pianura. E’ probabile che Vincenzo Birra sia stato attirato in una trappola da gente di cui si fidava. Vincenzo Birra probabilmente aveva capito qualcosa e volle dare un segale alla mamma. Ma non è bastato. Nell’ordinanza ci sono alcune telefonate intercettate tra lui e Vincenzo Arillo, I due si chiamano “amore” in tono scherzoso. E l’omicidio di Vincezno Birra diventa oggetto di commento tra gli stessi esponenti del clan Mele. Il 16 luglio del 2013, ovvero due giorni doppo l’omicidio, in carcere gli inquirenti registrano una coservazione tra il boss Giuseppe Marfella detto “Peppone”, il figlio Mario e i lnipote Domenico Russolillo, “dai quali- scrive il gip si ricavava che l’omicidio in questione era stato il frutto di una epurazione interna al clan Mele.
Cosi:
… omissis …
Giuseppe: ma questo ragazzo … ma …
Mario: è una …•inc ….
Giuseppe: che.!
Mario: è una baraonda proprio … che è riuscito a combinare.
Giuseppe: (sottovoce) .. inc Peppe?
Mario: eh ..
Giuseppe: si ma …. (Giuseppe fa un gesto alfiglio Mario per fargli capire di stare attento a quello che dice) Si va bene ma tu stai in grazia di Dio tu … ?
Mario: no papà io non ….. inc .. io andai da lui .. cose
Giuseppe: eh ..
Mario: io non ho nulla a che vedere, ne con quello là ne con quell’altro là.
Giuseppe: come ti dissi io a te
Mario. io voglio stare tranquillo, io di … inc …. andai una volta per apparare il fatto di Enzuccio, quello che voleva fare Enzuccio…disse lui non volle sapere nulla
Giuseppe: perché…inc Enzuccio gli doveva dare i soldi …
Mario: eh ..
Giuseppe: ci doveva dci soldi?
Mario: (gesticola con le mani)
Giuseppe: lui ad Enzuccio!
Mario: (fa un cenno affermativo con il capo)
Giuseppe: lo so! .. no va bene … dico … senti … qua dentro non … ma .. inc .. sta ancora fuori?
Mario: e se ne andato.
Giuseppe: tu poi mi scrive questo qua, poi quello vede i guai e se ne và pure fuori, i guai ve li dovreste prendere voi?
Mario: no va bè…tutto è una cosa che io ho capito, ed è meglio che io non tengo nulla a che vedere , niente con nessuno voglio stare tranquillo.
Giuseppe: eh .. perciò levati di mezzo pensa a tuo moglie e ai tuoi figli.
Mario: infatti qua ìn un casino ~quello sta anche Totore nel casino di questi qua, però è indagato a piede libero.
Giuseppe: e l’ho letto sul giornale, l’ho letto sul giornale. Ma dimmi una cosa questo ragazzo che è stato ucciso …. inc ma questo è il fratllo di Nunzio “o corridore”?
Domenico: il figlio di Nunzio … (il riferimento è al padre di Birra Vincenzo)
Mario: eh ..
Domenico: proprio il figlio di Nunzio
Mario: il figlio di Nunzio .. .inc.
Domenico: quello è ……
Giuseppe: il figlio del .. inc.
Domenico : il corridore è Pinuccio
Giuseppe: dico proprio …
Mario: uno dei fratelii dì questo .. e un ragazzo
Domenico: il figlio di Nunzio
Mario: che è cresciuto e per una tirata di cose si è trovato insieme a questi ~’scemi” e stesso loro l’hanno… (gesticola con la mano destra)
Giuseppe: ma chi Peppe (Giuseppe Mele, ndr), stava con ….. (fa un cenno con la mano)
Mario:si stava con Peppc (Giuseppe Mele, ndr),
Giuseppe: ma che casino, mamma mia!
Mario: no papà ma…
Giuseppe: … inc li arresta a tutti … li arresta a tutti quanti eh … fanno è una “ricettata … una ricettata” (retata-arresti)
Mario: …. omissis …
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