Cronaca Giudiziaria

Camorra, omicidio Izzi: altre 4 condanne per 72 anni di carcere

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Solo 18 anni di carcere a testa. Una condanna mite per gli altri quattro fiancheggiatori che parteciparono all’organizzazione e aiutarono i killer nella figa e a nascondersi dopo l’omicidio di Pasquale Izzi, avvenuto in via Ianfolla a Miano il 29 marzo del 2016. E’ stato il gup Isabella Iaselli nel processo che si è celebrato con il rito abbreviato a condannare a 18 anni di carcere e Ciro Perfetto, Salvatore Freda, Antonio Buono e Tommaso D’Andrea. I quattro che erano stato raggiunti dall’ordinanza di custodia cautelare il 3 febbraio scorso sulla scorta delle nuove dichiarazioni del neo pentito Mariano Torre. Con loro era stato arrestato anche Marco Corona che ha preferito procedere con il rito ordinario. I quattro in fase processuale hanno anche ammesso gli addebiti e la loro partecipazione all’omicidio ottenendo per questo un ulteriore sconto di pena. La Dda aveva chiesto per tutti l’ergastolo.

All’elenco quasi infi­nito di partecipanti all’omicidio di Pasquale Izzi, con vari ruoli, man­ca ancora un nome. Ed è quello di colui che prese le pistole utilizza­te da Luigi Cutarelli e Mariano Torre e le fece sparire. Un uomo di cui quest’ultimo, pentito dallo scorso novembre, ha fatto il nome nei primi verbali di interrogatorio alla procura antimafia. Unico a mancare all’appello con la giusti­zia per chiudere le indagini. “Ol­tre a quelli che avete già arresta­to hanno partecipato all’omicidio di Pasquale Izzi anche Ciro Per­fetto, Antonio Buono, “Tommy” Tommaso D’Andrea, Salvatore Freda e un’altra persona che ha recuperato le armi…”  con tanto di omissis nel verbale. Evidentemente rispetto a questa ultima persona mancano ancora i riscontri.

“Carlo Lo Russo” – ha spiegato Mariano Torre – rice­vette una lettera da un detenuto che stava in carcere insieme ad Antonio Gcnidoni e Fabio Cardillo e venne a sapere che Pasquale Izzi li stava aiutando per portare a termine il suo omicidio. Carlo quindi decise che Pasquale Izzi doveva morire in quanto si appre­stava a fare la “filata” ai suoi dan­ni. Izzi doveva essere ucciso già mesi prima, in occasione di un precedente permesso premio, ma non ci organizzammo in tempo. La se­ra prima insieme a Luigi andai da Carlo per organizzare come fare. Ricordo che aspettavamo il figlio Enzo, che si sarebbe dovuto orga­nizzare con Marco Corona per avere l’aiuto del suo amico Tommy che conosceva Izzi e doveva farci sapere l’ora in cui sarebbe uscito di casa. Dicemmo a Tommy (D’Andrea, ndr) che il giorno dopo dovevamo fare un servizio e che ci serviva il suo aiu­to. Per farci sapere l’orario preci­so in cui lui usciva di casa per tor­nare in carcere. Chiedemmo il suo aiuto perché lui lo conosceva, si mise a disposizione e prendemmo appuntamento per l’indomani mattina, alle 7 a casa di Salvatore Freda dove avevamo le armi. Inol­tre da casa di Salvatore Freda si vede la zona da cui sarebbe usci­to Izzi. Dicemmo a Tommy che dovevamo fare “un servizio” per­ ché nel nostro gergo si parla di “servizio” per riferirci agli omici­di. Del Resto, Marco lo aveva in­formato su quello che dovevamo fare. Tommy, Ciro e Antonio Buo­no rimasero a casa di Salvatore. Ciro e Buono si misero sul balco­ne con il compito di farci il fischio quando vedevamo Izzi scendere da casa. Le armi erano custodite da Salvatore: io presi una calibro 9, Luigi una 9×21”. Marco Corona e Tommaso D’Andrea, nel­la ricostruzione degli inquirenti e del gip, consentiro­no al gruppo di fuoco del clan Lo Russo di conoscere il giorno e l’ora in cui Pa­squale Izzi sarebbe rientrato in carcere dal permesso-premio e quindi a che ora sarebbe uscito di casa. Fu Tommy, uomo di fiducia dell’altro, a risultare deter­minante perché permise ai componenti del comman­do di essere informati in maniera precisa sugli spostamenti della vittima designata. Il 20 aprile scorso era stata invece emessa la sentenza a carico dei mandanti e dei killer. La Corte d’assise d’Appello di Napoli aveva infatti assolto Anna Serino, ex moglie di Carlo Lo Russo, e il nipote Domenico Cerasuolo. Luigi Cutarelli e Mariano Torre, oggi pentito, avevano invece rimediato 20 e 13 anni di reclusione. L’ex capoclan “Carlucciello” si era infine visto confermare la condanna a 16 anni di cella.

(nella foto da sinistra in alto la vittima Pasquale Izzi, il boss pentito Carlo Lo Russo, il killer pentito Mariano Torre, Tommaso D’Andrea, Salvatore Freda, Marco Corona, Antonio Buono e Ciro Perfetto)

 


Articolo pubblicato il giorno 9 Giugno 2018 - 08:24

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