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Baby gang a Napoli, ecco come sarà operativo il nuovo piano interforze

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Il contrasto delle bande giovanili, le cosiddette baby gang, ha ora una nuova ed efficace arma, frutto di una sinergia tra Polizia, Carabinieri, Procura della Repubblica, Procura dei Minori, Direzione Distrettuale Antimafia e Direzione Centrale Anticrimine. Parte da Napoli un nuovo modello investigativo, che e’ stato presentato durante una conferenza stampa nella Procura di Napoli. Un progetto, e’ stato spiegato, destinato ad essere introdotto successivamente anche in altre realta’ della Penisola. “E’ stato – ha spiegato il procuratore della Repubblica di Napoli, Giuseppe Melillo – pensato e condiviso con l’ex ministro degli Interni, Marco Minniti. Vedra’ in campo nuove unita’ d’investigazione, dislocate all’interno della Squadra Mobile della Questura di Napoli e nel Nucleo Investigativo del comando provinciale dei carabinieri”. Il nuovo approccio investigativo terra’ in grande considerazione i social perche’, ha spiegato Melillo, “e’ necessario aggiornarsi davanti a un fenomeno vecchio di 50 anni ma di grande allarme sociale a cui abbiamo dato e daremo ancora risposte ma in maniera piu’ efficace e condivisa”. All’incontro ha preso parte anche il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minori, Maria de Luzenberger: “La nuova struttura sara’ anche un punto di riferimento per migliorare la prevenzione, per cogliere segnali precursori di devianza prima che si tramutino in un eventi delittuosi”.

“Pur riconoscendo la straordinaria gravita’ che puo’ assumere questo fenomeno, siamo ben lontani dal nucleo fondante la pericolosita’ dei fenomeni criminali di Napoli. La gravita’ di alcuni episodi, la loro reiterazione, l’allarme che ne e’ derivato nella societa’ impongono uno sforzo di riflessione, analisi e elaborazione, al quale sono chiamate tutte le componenti del sistema, come la magistratura inquirente ma anche e soprattutto le forze di polizia”. Lo ha detto il procuratore di Napoli, Giuseppe Melillo, durante la presentazione del nuovo modello di contrasto e prevenzione delle bande giovanili violente, un protocollo condiviso dalla Procura della Repubblica, dalla Procura dei Minori, dalla Polizia di Stato e dai carabinieri. La nuova metodologia di contrasto delle bande giovanili violente, si avvarra’ anche dell’apporto dell’esperienza della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, per l’abituale vicinanza di questa tipologia di fenomeno alle dinamiche delle organizzazioni malavitose del territorio partenopeo: “Il fenomeno, relativamente nuovo, – ha spiegato il procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli – richiama la capacita’ di intimidazione che e’ propria delle organizzazioni mafiose. In una realta’ criminale complessa come quella di Napoli un fenomeno come quello delle bande giovanili violente non puo’ essere esaminato in maniera avulsa da quelle che sono le dinamiche criminali radicate sul territorio”.

“Si tratta di un’innovativa metodologia di analisi e investigazione che ci consentira’ di avere un quadro, anche preventivo, sulle devianza giovanili”. Lo ha detto il questore di Napoli, Antonio De Iesu, nel corso della presentazione del nuovo modello interforze di contrasto e prevenzione delle bande giovanili violente, nella sede della Procura della Repubblica partenopea. Per De Iesu, “La sinergia tra Polizia di Stato e Carabinieri agevolera’ un flusso informativo fluido su un fenomeno che gia’ conosciamo”. Il questore di Napoli ha anche annunciato la possibilita’ che la condivisione e la pianificazione della nuova tipologia di servizi, possa presto vedere anche il coinvolgimento della Guardia di Finanza. Per il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, colonnello Ubaldo Del Monaco, la collaborazione tra forze di polizia rappresenta “un salto di qualita'” perche’ “la criminalita’ si presenta in forme sempre piu’ agguerrite e la collaborazione e’ una risposta efficace”.

Con questo nuovo approccio, “si potranno fronteggiare le bande giovanili violente in maniera piu’ strutturata, esplorando le fonti aperte (social, ndr), ma sempre partendo da uno specifico evento”. Lo ha detto a Napoli il capo della Direzione Centrale Anticrimine, prefetto Vittorio Rizzi, nel corso della presentazione del nuovo modello di contrasto e prevenzione delle bande giovanili, nella sede della Procura della Repubblica partenopea. Il monitoraggio dei social, e’ stato spiegato nel corso della conferenza stampa, e’ determinante: “Uno dei gruppi individuati al Vomero, per esempio, – ha detto ancora Rizzi – si identificava sul web come i “Serpe Verde” di Henry Potter (una delle quattro Case, quella dei cosiddetti cattivi, della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, ndr)”. Segnali, in sostanza, che possono essere interpretati soprattutto in una prospettiva di prevenzione grazie anche all’apporto degli psicologi: “Stiamo inserendo nel Servizio Centrale Operativo nella Polizia di Stato gli psicologi, come valore aggiunto nelle attivita’ di indagine” che, ha detto ancora il capo del Dac, utilizzera’ anche “particolari software ‘ad hoc'”. In sostanza, ha concluso il direttore del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato Alessandro Giuliano, “sara’ fornita al nuovo modello investigativo tutta l’esperienza acquisita durante l’attivita’ di contrasto delle violenze sui minori e delle violenze sessuali”.


Articolo pubblicato il giorno 20 Giugno 2018 - 16:21

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