Era stato incaricato da un noto pusher di preparare una torta, ma per gli inquirenti che tenevano sotto intercettazione lo spacciatore il dolce non era altro che una fornitura di hashish. Per questo motivo Pietro Russo, pasticciere di Marcianise, e’ rimasto cinque giorni agli arresti domiciliari; oggi lo stesso Gip di Napoli che lo ha messo agli arresti, ha deciso di concedergli la piena liberta’. Russo era stato arrestato lunedi’ scorso durante il maxi blitz dei carabinieri e della Dda di Napoli – pm Luigi Landolfi – che aveva coinvolto 40 persone, 16 delle quali finite in carcere e 15 ai domiciliari (per altri nove indagati e’ stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria). Un’indagine importante perche’ aveva svelato il patto siglato per la gestione del mercato della droga dai due clan camorristici di Marcianise, i Belforte e i Piccolo-Letizia, che da sempre si combattono a colpi di omicidi incrociati. La vicenda personale di Russo, incensurato fino a quel momento, era invece passata quasi inosservata, se non per quell’intercettazione telefonica del 2015 in cui il capo dei pusher, Giovanni Pontillo, finito in carcere, chiedeva a Russo di portargli una torta; per gli inquirenti si trattava di una fornitura di droga, ipotesi avvalorata anche da un errore di trascrizione. Lo spiega il legale del pasticciere, Mariano Omarto. “Russo – dice il legale – aveva detto che la torta costava 14 euro, ma gli inquirenti hanno capito e trascritto la somma di 1400 euro; e’ ovvio che per una torta si trattava di una somma esorbitante”. Omarto ha semplicemente dimostrato che Russo era effettivamente un pasticciere e quella torta era per una nipote di Pontillo; peraltro Russo lavorava fino ad una settimana fa al Carrefour di Marcianise, dove era il responsabile del reparto pasticceria; proprio sette giorni fa e’ stato licenziato. “Poi e’ arrivata anche la beffa dell’arresto” dice l’avvocato. Russo e’ stato l’unico a tornare in liberta’, gli altri indagati si sono avvalsi della facolta’ di non rispondere.
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