Malato di cuore sin dall’infanzia Massimo Troisi ci lasciò il 24 giugno 1994. Morì a Roma due giorni prima di terminare la sua ultima pellicola, Il Postino, per il quale verrà candidato ai premi oscar come miglior attore e per la miglior sceneggiatura non originale. Massimo Troisi è stato il principale esponente della nuova comicità napoletana nata agli albori degli ’70 soprannominato “il Pulcinella senza maschera” è considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano.
Formatosi sulle tavole del palcoscenico, istintivo erede di Eduardo e di Totò cominciò la sua carriera col gruppo I Saraceni e poi con gli inossidabili amici de La Smorfia (Lello Arena ed Enzo Decaro). Il successo del trio fu inatteso e immediato e consentì al giovane Troisi di esordire al cinema con Ricomincio da tre(1981), il film che decretò il suo trionfo come attore e come regista. Dall’inizio degli anni ottanta si dedicò esclusivamente al cinema interpretando dodici film e dirigendone quattro. Adoperò uno stile inconfondibile, che risaltava una capacità espressiva sia verbale sia mimica e gestuale con la quale riusciva a unire ruoli comici a quelli più riflessivi. Troisi indicò al cinema italiano una via per un’escursione rivitalizzante con in più uno sguardo molto attento alla società italiana ed alla Napoli successive al terremoto del 1980, alle nuove ideologie, al femminismo, all’autoironia crescente e all’affermazione della soggettività individualista. Con lui nacque la nuova tipologia napoletana di antieroe, la vittima dei tempi moderni, un personaggio che riflette tuttora i dubbi e le preoccupazioni delle nuove generazioni. Occasionalmente si distinse anche al di fuori della recitazione, lasciando altri contributi: scrisse infatti O ssaje comme fa ‘o core, una poesia messa in musica da Pino Daniele, un’allusione tanto ai problemi al cuore (sia dell’attore sia dell’amico musicista) quanto al romanticismo.
Articolo pubblicato il giorno 4 Giugno 2018 - 09:10