Città del Vaticano. Le vittime del sacerdote pedofilo Fernando Karadima ricevute nelle scorse settimane a Casa Santa Marta dal Papa hanno commentato la notizia su Twitter. “Per dignità, giustizia e verità: lasciano tutti i vescovi. Delinquenti. Non hanno saputo proteggere i più deboli, li hanno esposti agli abusi e invece hanno impedito la giustizia. Per questo, meritano semplicemente di andarsene”, ha scritto José Andrés Murillo. “I vescovi cileni hanno rinunciato TUTTI. E’ inedito ed è un bene. Questo cambia le cose per sempre”, ha commentato Juan Carlos Cruz.
Il problema degli abusi sessuali sui minori e dell’insabbiamento delle denunce non si risolve “solo con la rimozione di persone, che pure bisogna fare”, ma “non è sufficiente”. Bisogna che i vescovi non cadano nella tentazione di voler salvare sé stessi e la loro reputazione: “il problema è il sistema”. Lo aveva scritto Papa Francesco in una lettera riservata che ha consegnato ai vescovi cileni convocati in questi giorni a Roma per un vertice straordinario rilevata dalla televisione cilena Antena 13. Oltre alla lettera pubblicata ieri dalla sala stampa vaticana, a conclusione dei quattro incontri che ha avuto con loro, Francesco ha consegnato ai vescovi anche un documento di dieci cartelle – probabilmente il testo di meditazioni consegnato ai presuli a inizio degli incontri, martedì – nel quale esamina dettagliatamente i problemi emersi. Jorge Mario Bergoglio scrive di “fatti delittuosi” e del modo con cui sono stati coperti gli abusi sessuali, di potere e di coscienza. Il Papa scrive che alcuni religiosi, espulsi dai loro rispettivi ordini per gli abusi commessi, sono stati accolti da altre diocesi e hanno ricevuto incarichi che li hanno portati a contatto con bambini e ragazzi. Francesco ha criticato il modo con cui sono state condotte le indagini sugli abusi: le denunce ricevute “sono state qualificate come inverosimili” mentre rappresentavano “gravi indizi” (così è accaduto anche all’inizio del caso Karadima). Certe inchieste non sono state realizzate e si sono verificate negligenze nella protezione dei bambini da parte dei vescovi e dei superiori religiosi. Ci sono state anche – sottolinea il Papa – pressioni su coloro che dovevano fare i processi, e c’è stata anche “la distruzione di documenti” compromettenti. Si sono verificati problemi nei seminari: vescovi e superiori religiosi hanno affidato la guida dei seminari a sacerdoti sospetti praticare l’omosessualità. La Chiesa cilena, ha scritto ancora il Papa nel documento, “ha perduto il suo centro e si è concentrata su se stessa”. Non c’è stata sufficiente attenzione alle vittime e gli atteggiamenti di messianismo, elitarismo e clericalismo “sono sinonimi di perversione ecclesiale”. C’era dunque un atteggiamento nella Chiesa cilena, che faceva sentire i suoi responsabili come “superiori” agli altri.
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