Solo 18 anni di carcere per Giuseppe Lima, l’operaio 51enne di Ravello che la notte tra il 26 e 27 marzo 2015 uccise la sua compagna, la scafatese Patrizia Attruia con la complicità di Vincenza Dipino (già condannata a 9 anni di carcere e che si trova ai domiciliari dal mese scorso). Lima che è stato giudicato con il rito abbreviato ha usufruito della sconto di pena anche perché è caduta l’aggravante dei futili motivi così come aveva ipotizzato il pm Cristina Giusti, che aveva chiesto nei confronti dell’imputato (difeso dall’avvocato Luigi Gargiulo) la condanna a 30 anni di reclusione. Un omicidio passionale dettato dalla difficile convivenza di un “Ménage à trois” nella casa di Ravello dove la scafatese Patrizia Attruia aveva trovato ospitalità: la donna fu uccisa e fu ritrovata in una cassapanca. La Dipino si accusò dell’omicidio ma come hanno stabilito i giudici dell’appello quella confessione fu “forzata” per salvare Lima del quale la donna era succube e innamorata. La donna in primo grado era stato condannata a 23 anni di carcere ridotti poi a nove in appello perchè i giudici le riconobbero il ruolo secondario nell’omicidio.
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