L’Inter comincia la gara provando a fare gioco e a tenere la palla, ma quello nerazzurro è un possesso sterile e con poco costrutto, che si spegne e poi viene puntualmente tramortito dalla debordante energia dei biancocelesti. La ricerca della palla in fase di riconquista è furente, le ripartenze velocissime e quasi sempre mortifere, i passaggi diretti e le combinazioni eccellenti. Comincia Marusic, dalla destra, ma il tiro viene deviato in angolo. Poi si passa a sinistra, da dove Immobile trova un varco dopo uno scambio con Lulic per servire a Luiz Felipe la palla dell’1-0: il piatto del brasiliano si spegne alto per la disperazione di Inzaghi. Che per esultare, però, deve attendere appena 9 minuti di gioco. Questa volta è la fortuna ad aiutare i padroni di casa, ma mai aiuto della sorte fu più meritato: dalla sinistra Lulic cerca il solito inserimento di Milinkovic-Savic che si disimpegna nel gioco aereo come fosse un adulto a giocare nel parco contro dei bambini e serve Marusic. Il tiro del serbo è forte ma finirebbe tra le braccia dei tifosi se non incontrasse la faccia di Perisic, che devia irrimediabilmente la traiettoria facendola terminare nell’angolino della porta difesa da Handanovic. Giusto così, i primi 15 minuti non hanno avuto storia.
Subito il gol l’Inter non riesce a riorganizzarsi per una reazione immediata e la partita conserva lo stesso copione già scritto nei primi 15 minuti. Possesso nerazzurro, pressione e ripartenze furenti dei biancocelesti. Che però, al 22′, rischiano e non poco sull’ottimo pressing di Cancelo, bravo a scippare Lulic in uscita e a mettere Icardi solo davanti a Strakosha. L’argentino avanza, caracolla qualche metro e sul più bello tenta il destro trovando però buona parte del terreno al momento della conclusione: il risultato non è certo dei migliori. Semplicemente straordinaria, invece, la punizione che Milinkovic decide di calciare con un interno destro destinato ad aggirare sull’esterno la barriera: l’idea è geniale, la conclusione meravigliosa ma il suono, quello del palo pieno, di certo non quello che Inzaghi e il serbo si aspettavano. Si resta sull’1-0, ma ancora per poco. Perché appena 4 minuti più tardi l’Inter conquista un calcio d’angolo e un pareggio frutto onestamente più della determinazione di un singolo che dell’eccellenza del gruppo. La palla calciata da Candreva arriva sul secondo palo dove D’Ambrosio riesce a deviare verso la porta di Strakosha: la parata, quasi casuale, lascia la palla a disposizione degli stessi due contendenti, ma è il nerazzurro il più lesto a rialzarsi e con la gamba anticipare l’albanese e pareggiare le sorti.
Il ritmo della partita resta indiavolato, d’altronde la posta europea non lascia alternative alle due squadre se non quella della lotta e dell’agonismo. Nonostante questo il tasso tenico delle giocate rimane di pregevolissima fattura, soprattutto quando è la Lazio a poter scatenare i propri fantasiosi e veloccismi contropiedisti. Come Felipe Anderson, che scoccato il 40′ decide di dare una svolta alla partita recuperando la palla al limite dell’area sugli sviluppi di un angolo nerazzurro, consegnare la palla a Lulic, sciropparsi 80 metri di corsa, ricevere il passaggio di ritorno del proprio capitano e toccare di giustezza alla destra di handanovic.
Dopo un primo tempo di tale fattura e intensità, il riposo è quanto mai necessario e infonde le due squadre di nuova linfa e vitalità, da distribuire prontamente in campo al nuovo fischio d’avvio di Rocchi. E’ l’Inter ora che deve fare la gara e, come già fatto nel primo tempo, sono proprio i nerazzurri a tentare di portare palla e trovare sbocchi lì dove la Lazio gliene concede. Ovvero, una volta superata la metà campo, praticamente da nessuna parte, dall’alto di un’applicazione feroce e di una disposizione tattica che copre la quasi totalità della propria difesa. Servirebbe un guizzo ai centrocampisti nerazzurri, un’idea geniale che liberi uno dei 4 esterni o conceda a Icardi una seconda palla gol, ma il tridente alle spalle di Icardi (Rafinha su tutti) non sembra assolutamente in giornata e come conseguenza Brozovic viene lasciato troppo solo nella fase di impostazione. La Lazio controlla, domina il centrocampo grazie a un Milinkovic-Savic decisamente stellare e di occasioni per i nerazzurri nei primi 25 minuti non ne arrivano. Spalletti allora mette mano alla panchina, pescando la sagacia tattica di Eder e la velocità spensierata di Karamoh, per un Candreva volenteroso ma inconcludente e per un Rafinha decisamente il peggiore in campo.
All’Inter, come detto, servirebbe un episodio in grado di cambiare un’inerzia che da oltre un’ora dice chiaramente Lazio. Quello che sembra arrivare su un corner dalla destra a 18 minuti dalla fine, ma che invece si materializza su un rinvio sbilenco di Strakosha 5 minuti più tardi. Sono gli attimi che cambiano la gara, così come nessuno avrebbe potuto immaginare. Al 72′ Rocchi decreta un calcio di rigore a favore dell’Inter per un fallo di mano di Milinkovic, prima di capire, attraverso l’uso del Var, che il tocco sia in realtà con la spalla ed annullare dunque la propria decisione. Poi il lancio obliquo di Strakosha a innestare una reazione a catena che attraverso il rinvio di Vecino e l’assist di Eder arriva fino a Icardi e al fallo di de Vrij sull’argentino: questa volta il rigore è netto, al numero 9 non trema il piede fermo e siamo 2-2. A questo punto, come per magia, le energie nerazzurre si moltiplicano, fino a decuplicarsi appena due minuti dopo il gol del pareggio. Lulic interviene in riatrdo e si becca il secondo giallo della gara, l’Inter comincia a spingere come mai e sull’angolo successivo viene premiata forse oltre i propri meriti dal colpo di testa vincente di Vecino, che proprio all’Olimpico, ma contro la Roma, aveva segnato il suo primo gol nerazzurro.
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